Aspetto che Anna Laura De Rosa torni dal San Carlo con la sua videocamera. Ma anche le vostre domande. Spero che gli interventi del blog, il mio blog che si avvale di amici assidui e competenti, possa risollevare il morale di chi ci legge e ascolta. Il Telegraffio lo realizziamo insieme. Prediligo le domande critiche. Lo 0-0 palpitante finché volete lascia un solo punto. Poco per sognare. E ancora meno per indurre la società a qualche acquisto interessante. Giro intanto l’articolo scritto per Repubblica Napoli. A presto con il Telegraffio. Partita di grandi emozioni e rimpianti, ma scende improvviso il gelo quando appare sul video la classifica. Il Napoli è a 4 punti dall’Inter, la Roma a 7. Tutto il vanto di un italianissimo tatticismo interpretato anche dal francese Garcia svanisce in una riflessione: lo scudetto per tutt’e due i club un po’ si allontana. Malinconici gli altri dubbi: un Napoli senza Higuain ed una Roma che non sogna e non rischia sono da primato? Nella stagione dei suoi primi 50 gol (28 in A, 22 in Europa League) per il Napoli è il terzo 0-0, dopo Carpi e Genoa. Ma questo è il più contraddittorio: sul campo il Napoli è superiore alla Roma, certo; gli avversari si riparano in un provincialismo che stride con investimenti e proclami estivi, vero anche questo; il pubblico lo premia con applausi, giusto. Ma c’è il rammarico di una vittoria sfiorata e comunque fallita, oltre a segnali di stanchezza. Non è il Napoli arrugginito di Bologna, ma neanche quello irresistibile dei primi 70 minuti con l’Inter. La chiave è facile da trovare. La Roma si schiera con eccessiva prudenza. Più che i nomi della formazione, l’assetto tattico la sconfessa: troppo calcolo, niente azzardo. I centrali difensivi Manolas e Rudiger controllano con decoro l’involuto Higuain. Ma Garcia piazza come un tempo i metodisti De Rossi, a schermo della difesa e con lo sguardo rivolto ad Hamsik, forse il migliore del Napoli per lucido ingegno e inserimento. Tranne il gol annullato, il capitano romanista raddoppia le marcature, senza mai curarsi di creare gioco. Né lo fa sempre Pjanic, vertice alto del centrocampo romanista, dovendo far velo su Jorginho, fonte di gioco del Napoli. Nainggolan massiccio e perentorio come il suo aspetto conferma si orienta invece su Allan. Sulle fasce, a destra Florenzi generoso ma imperfetto come difensore: subisce l’effervescenza di Insigne. A sinistra Digne controlla bene il pallido Callejon. Su quel versante è molto pericoloso il sempre più convincente Hysaj, che chiude subito i conti con l’enigmatico Salah. Non si capisce perché la Roma lo abbia mandato a sinistra, lui mancino che dalla destra è sempre più insidioso. Forse perché Iago Falque dà migliore copertura sul versante di Insigne e Ghoulam: già, la Roma non pensa ad altro che a difendere. Ma difendere che cosa se è adesso a sette punti dall’Inter? Sarà interessante seguire Higuain nelle prossime gare ad alta intensità: soffre le grandi sfide? Non sembrava ieri ben preparato né felice, evitava anche di accorciare sui centrocampisti come sa fare lui e come impone alla punta centrale il 4-3-3-. Già, il modulo. Con Higuain stralunato, con Insigne pericoloso ma egoista, con Callejon ordinario era inevitabile un cambio. C’è. Ma è parziale. Entrato Mertens, lo si vede a destra. Forse era il caso di tornare nel finale al dogma estivo, ad una variante tattica: il 4-3-1-2 con Mertens accanto a Higuain, Insigne rifinitore, in mediana i soliti tre Allan, Jorginho e Hamsik. I tre che da qualche tempo gli avversari marcano a vista. Già, il calcio italiano: sboroni a parole, per poi vendere l’anima ad uno zero a zero.
fonte: repubblica.it
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