Leggo una frase. «Il mio azzurro è solo quello del Napoli». Potrei discutere: penso che la Nazionale di Prandelli meriti pari affetto. Questa Nazionale, intendo. Perché sa essere tenera e forbita, fanciullesca ed elegante, lunatica ma sempre generosa. Gli italiani si sentono ben rappresentati.
Del Napoli ci occuperemo più avanti. Dopo gli Europei. Certe notizie sulle convocazioni divulgate dall’inquirente federale Palazzi mi fanno pensare ad un clima presto ostile per una delle squadre inattaccabili del calcio moderno. Un farfallone come Gianello ci pensi bene prima di combinare disastri. Ha scelto un avvocato di sicuro talento nei tribunali sportivi: Eduardo Chiacchio, questo conforterà il Napoli.
Da un azzurro all’altro. Si parla con nostalgia ipocrita del passato. La Nazionale del 1982 campione del mondo aveva uomini coraggiosi e leali come guerrieri greci. C’era tuttavia un giocatore che in segreto portava il conto delle apparizioni in tv di tutti i compagni per presentare il conto allo sponsor. Girava questa voce in Galizia, quando al club Bella Napoli di Vigo due ex ballerini preparavano ogni sera un tavolo da 24 per la cena di Mario Soldati, Beppe Viola, Ezio De Cesari, Lino Cascioli, Beppe Berti, Giovanni Arpino ed altri fenomeni dell’epoca. Maestri, dove siete?
Che tempi: diversa la squadra, diverso il calcio, diversi noi.
Né dimentico la verità sul silenzio stampa deciso a Pontevedra, prima dell’imbarco a Santiago de Compostela per Barcellona, scongiurato l’incubo di una eliminazione. L’1-1 con il Camerun, terzo pareggio del girone eliminatorio, sembrò troppo misero per giustificare il superpremio promesso e concesso dal presidente Sordillo alla Nazionale. Vi fu una interrogazione parlamentare, il TG delle 13.30 rilanciò la notizia con scetticismo: superpremio, possibile?
Marini, assente con il Camerun, primo a spuntare in sala stampa, non seppe negare. La domanda dei giornalisti italiani bruciava come un colpo di frusta. Per giustificare il silenzio stampa fu detto invece che qualcuno di noi aveva osato riprendere una illazione degli spagnoli su Rossi e Cabrini, indivisibili compagni nelle lunghe passeggiate di Pontevedra.
Mi fa tenerezza Balotelli e vorrei più rispetto per lui. L’ho visto lottare come Ciccio Graziani trent’anni fa. Non capisco il broncio di Buffon: bravo, bravissimo, si sente il paladino degli afflitti, continui ad essere com’è il leader della Nazionale amato dai compagni, perché si dice irritato?
Spiace che non ci sia il Napoli. Maggio ha perso una opportunità fantastica. Si diceva: rende poco perché pensa agli Europei. Ha promesso alla sua signora che la porterà in Ucraina e Polonia. Quella ragazza bionda vestita d’azzurro con la maglia numero 2. Deluso lui, delusa lei, delusi noi. Si dirà un giorno: bisogna capire, in campionato non era più l’irresistibile Maggio che volava lungo sulla destra e faceva volare il Napoli.
Già, il Napoli. Ma ha capito che deve comprare due esterni se Mazzarri non vuol cambiare gioco. Maggio deve dar fondo a tutte le sue risorse per rifiorire, Zuniga merita fortuna in altre zone del campo. I due esterni hanno frenato il Napoli in campionato dopo averlo condizionato nella Champions quella notte a Londra con il Chelsea.
I tifosi aspettano grandi acquisti. Ma chi deve prendere De Laurentiis? Come giocherà Mazzarri e quali ruoli ritiene carenti? Vecchi o giovani? Si mettano d’accordo. Calma. C’è tempo. Andiamo intanto a vedere Germania-Italia. Voglio capire se Pirlo mette ancora la palla sotto ghiaccio a centrocampo. Se c’è De Rossi, Pirlo si trovi invece uno spazio diverso. Sia rampa di lancio da destra e da sinistra, cambiando sempre versante, per indirizzare i suoi assist. Sia meno lezioso, ma più rapido e sornione. Immagini di sentire dalla panchina le urla feroci di Conte la Belva. Quella scossa che lo ha liberato a Torino di languori e ruggini.
Prandelli è diverso, ma ci provi anche lui. Gli parli dritto al cuore. Con i tedeschi la musica deve cambiare, i lenti andavano bene con gli inglesi, anche Pirlo passi al rock.
Fonte: La Repubblica
La Redazione
M.V.
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