Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, il tifoso azzurro tragicamente deceduto dopo gli scontri di Roma dello scorso 3 maggio, interviene a Radio Gol, sulle frequenze di Kiss Kiss Napoli. Ecco quanto evidenziato da IamNaples.it:
“Le indagini sono ancora aperte e ci sono molte cose da chiarire. Sono sicura che la cosa si farà, con tutte le attenzioni del caso. Ringrazio chi non ha spento i riflettori su questa tragica questione. Vendetta? Non si arriva da nessuna parte con quella, che porta solo morte ed altra tristezza, proprio come è successo alla nostra famiglia. Se qualcuno si vendicherà nel nome di mio figlio mi mortificherà e lo ucciderà per la seconda volta. A Scampia molte persone si stanno prodigando con murales e messaggi, anche degli ultras romani sono venuti da me. Questo è il modo di farlo vivere ancora. Il ritardo dell’ambulanza? Questa situazione ci rende molto perplessi. Le immagini che stanno girando nel web sono chiare: fino a che questo video non è stato pubblicato, sapevamo della dinamica delle cose per bocca dei ragazzi che erano con Ciro, con tutta l’ansia e la paura scaturita dalla situazione, ora, però, ci sono le immagini che parlano chiaro. L’ambulanza ha tardato, di polizia ce n’era poca e la volante che ha visto mio figlio a terra se n’è andata subito. Faccio un appello: l’omertà non porta a nulla, la persona che mi ha dato il video era nel pullman con tante altre persone. Ha fatto testimonianza alla Digos e ci ha dato in privato il video. Chiunque fosse stato lì quel giorno può aiutarci. La mia forza? Viene dal Signore. Prima di sapere che quel ragazzo che rischiava la vita a Roma fosse mio figlio, cominciai a pregare con mio marito. La preghiera mi ha accompagnato e ci ha accompagnato in tutto il calvario che ha strappato un bravo ragazzo, un buon amico, un figlio esemplare alla sua famiglia, alla sua vita. Io mamma di tutti i tifosi? Prego anche per loro, è ovvio. Perché parliamo di agguato? Perché quando il De Santis è arrivato con questi ordigni, e non petardi, per lanciarli sul tetto dell’autobus, Ciro e gli altri amici stavano mangiando il famoso ‘casatiello’. Ciro era lì, a Tor di Quinto, a farsi scattare una foto e, trovatosi in questo agguato ed essendo in compagnia non di altri ultras ma di famiglie e persone disabili, ha provato a bloccare il De Santis. Poi sappiamo tutti com’è andata. Qualcuno mi ‘accusa’ di guadagnare soldi per parlare di questa tristissima vicenda con i media. Ma io non venderei mai il sangue di mio figlio, anzi, sto facendo tutto queste per evitare nuove tragedie. Se mio figlio ora è orgoglioso di me? Spero e credo proprio di sì. Durante uno degli ultimi colloqui che avemmo, Ciro mi sussurrò un ”ti amo” che è per me lo sprono a continuare a vivere ed amare la vita. La mia missione? Sto facendo tutto ciò per mio figlio, non per me. Cosa possiamo fare per Ciro? Mantenere questo clima di serenità, soprattutto tra i tifosi napoletani, tifoseria cui sono orgogliosa di appartenere. Nel video recentemente apparso in rete si nota come l’agente di Polizia, invece di aiutare mio figlio, vada subito via. Questo non mi fa dormire.”
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