La fortuna è cieca, però la sciagura ci vede benissimo e punta dritto sempre lì: ginocchio destro, e siamo tre, dove ci concentra la malasorte. Fuori Rafael, pure lui, ed era già accaduto a Zuniga e poi a Mesto; ed era pure successo a Maggio che però, bontà della dea bendata, s’è ritrovato con il menisco sinistro in frantumi e solo un mesetto di guarigione. L’anno orribile è nei fatti, nei bollettini medici, nella congiunzione astrale, in quelle tenebre d’una sala operatoria nella quale ora s’accomoda (si fa per dire) Rafael e che ha già ospitato quasi l’intera batteria degli esterni difensivi.
PERO’ – Ma chi l’avrebbe detto, che poi ci sarebbe stata una concentrazione così elevata di danni traumatici? E’ il calcio del Terzo Millennio, evidentemente, è il prezzo da pagare per una sovresposizione del fisico, è un pedaggio probabilmente che si deve alla capacità di non avvertire alcun tipo di impedimento muscolare (unica controindicazione, lo stiramentino di Reina), è comunque una catena che da ottobre a Swansea non s’è fermata, che ha spedito in infermeria – a cadenza ritmata – prima Maggio, poi immediatamente dopo Zuniga ed a seguire Mesto, trasformando le fasce in corsie. Son cose che capitano, quando s’incrocia il destino di traverso, con il muso lungo, e Hamsik, che nella sua vita calcistica non ha mai avvertito un raffreddore, s’è dovuto arrendere alla algodistrofia, mettendosi le mani nella cresta: due mesi (scarsi) a danzare nel nulla, a temere il peggio, sino al sospirone finale, alla rinascita (annunciata).
CHE DOLOR! – E’ andata, ormai, e a Rafael servirà pazienza, oppure il consiglio di chi c’è passato, come Mesto, che s’è messo a lavorare come un indiavolato, ha preso la «jella» e l’ha ricacciata via a suon di sedute utili per accorciare i tempi di recupero: la professionalità è sempre, pure quando un ginocchio ha smesso per un istante non breve, non illimitato, d’assisterti, e il rinnovo del contratto durante il periodo di degenza è un premio al senso del dovere, alla serietà, mostrata sempre, persino girellando con le grucce. Ma poi nulla è per sempre, vero Zuniga?
Fonte: Corriere dello sport
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