Ultimo appuntamento di un girone di Champions straordinario per risultati e intensità. C’è chi dice che il Napoli sia a un passo dal punto più alto della sua lunga storia.
Troppa enfasi, Carnevale, oppure è la verità?
«Nient’affatto. Anch’io lo penso. Il momento è importante e il traguardo è d’un prestigio senza uguali anche se si guarda alla storia azzurra. Questa non è enfasi: è la verità».
Quindi, secondo lei, non è una bestemmia affermare che la qualificazione agli ottavi di Champions è addirittura più importante di quella coppa Uefa che proprio il suo Napoli conquistò nell’89?
«E’ così. Ma mi rendo conto che la cosa va spiegata».
Sì, ci vuole una spiegazione.
«E’ che quando vincemmo quella coppa, noi avevamo alle spalle già un paio di stupendi campionati e uno scudetto. Eravamo una squadra strutturata, già vincente, capace di vincere la Uefa, però incapace di andare avanti in quella che allora si chiamava coppa dei Campioni. Allora come oggi, la Champions è il torneo più prestigioso al quale una squadra possa ambire. E il Napoli vi sta partecipando da protagonista. Cosa che, non mi pesa dirlo, neppure quel fantastico Napoli riuscì a fare».
Ma tra quel Napoli e questo vi sono delle analogie? C’è una parentela che resiste?
«Poche, ma vi sono. Forte era quello e forte è questo, anche se il mio Napoli puntava quasi tutto sul talento dei singoli e soprattutto di “un” singolo, mentre il Napoli di Mazzarri, come del resto vuole il calcio moderno, riserva molta più importanza al gruppo, al collettivo».
E dov’è la “parentela”?
«Nella spinta, nella partecipazione di una città intera. Dicono che ci sia in giro una crisi nera. E’ vero. Ma a giudicare dai numeri del San Paolo verrebbe da pensare il contrario. Ecco: se c’è una cosa che non è cambiata in questi ultimi vent’anni e più, ebbene, è la passione della gente».
Andiamo in Spagna. Il Villarreal è messo proprio male. Certo, è vero che bisogna sempre rispettarlo e non pensare di averlo già battuto, ma è pur vero che per il Napoli in questo momento il “sottomarino giallo” può essere un comodissimo bersaglio.
«Proprio così. Questa è l’ombra della squadra che eravamo abituati ad apprezzare soltanto un anno fa. Probabilmente il ciclo del Villarreal è arrivato al capolinea. Senza dimenticare che per infortuni ha perduto uomini importanti. Fondamentali. Pepito Rossi, giusto per fare un nome».
Comunque sia, nessuno s’azzardi a speculare su quanto può accadere in City-Bayern. E’ questo il messaggio?
«Non posso e non voglio pensare che il Napoli possa distrarsi proprio sul più bello. Nei pensieri degli azzurri non dovrà esserci spazio per la partita di Manchester. Solo dopo aver battuto il Villarreal e solo per curiosità, a fine partita gli azzurri dovranno chiedere com’è finita in Inghilterra».
Ma lei che cosa pensa: come finirà?
«Il City ha motivazioni che il Bayern, già sicuramente primo nel girone, non può avere. Ma non credo ad un Bayern poco interessato al risultato. Per due ragioni. Perché a una squadra di rango una sconfitta brucia sempre e poi perché una vittoria in Champions vale ottocentomila euro e non credo che la cosa ai tedeschi non interessi niente».
Se lei fosse Mazzarri, cosa direbbe ai giocatori: dateci subito dentro con velocità ed aggressività, chiudiamo il prima possibile la gara, oppure: tranquilli, non ci agitiamo, aspettiamo il momento giusto per colpire?
«Il discorso non si pone neppure. Essere rapidi e aggressivi sta nel dna di questa squadra. Il Napoli se gioca così non teme nessuno. Quindi. direi semplicemente: ragazzi, andiamo in campo e giochiamo come sempre. Come sappiamo. Come dobbiamo».
Ma questo Napoli ha già aperto un ciclo nuovo, oppure deve ancora aprirlo?
«Generalmente all’inizio di un nuovo ciclo c’è sempre un successo. Credo, quindi, che il Napoli stia lavorando, e bene, per cominciarlo, finalmente, questo nuovo ciclo. E’ da quando, con una felicissima intuizione ma anche con coraggio, ha preso il Napoli che De Laurentiis sta lavorando a questo. Un progetto che parte da lontano e che si sta realizzando. Bravo De Laurentiis. Ha idee chiare. Sa quello che vuole. Mi piace la sua grinta. Apprezzo il suo decisionismo».
Già. Ma non è uno sproposito pagare un conto così salato al campionato in nome di quest’avventura, seppur fantastica, in Europa? Ne vale la pena?
«Ne vale la pena e come! Capisco chi storce il muso davanti a certi risultati non proprio eccitanti in campionato, ma, signori, la Champions è la Champions. E’ un’altra cosa. Un altro mondo. Quando sei in Champions sfidi e ti confronti con il meglio del calcio d’Europa e quindi anche del mondo. Il Napoli, ad esempio, se l’è vista con la prima della Bundesliga e con la prima della Premier. Queste sono sensazioni ed esperienze, anche di crescita, che nessun campionato può dare a un club, a un allenatore, a un calciatore».
Capito: mille volte Champions. Però, se poi a fine campionato non ti piazzi almeno al terzo posto, addio emozioni e sogni di grandezza. Non è un rischio, questo?
«Ma non dico, e penso neppure De Laurentiis l’abbia detto, che il Napoli non debba avere pensieri per il campionato. Tutt’altro. Si può tranquillamente compiere un percorso senza trascurare l’altro. E poi perché mai il Napoli, forte com’è, dovrebbe rinunciare a dare battaglia al Milan e alla Juve?»
Che intanto stanno messe meglio?
«Il che non vuol dire, però, che siano più forti del Napoli. Sì, voglio dire proprio questo: il Napoli, a mio avviso, è la squadra più forte del nostro campionato. Senza Champions sarebbe al primo posto. Per la Champions, infatti, ha perso qualche punto, ma dopo il Villarreal avrà un paio di mesi da dedicare soltanto al campionato e avrà tempo, quindi, per rientrare nella corsa per i primi posti. Per i primissimi posti».
Da attaccante ad attaccanti: Cavani o Lavezzi?
«Non s’offenda Cavani, ma una, dieci, cento volte Lavezzi. E’ straordinario. Lui è la forza e lo spettacolo del calcio. Se solo riuscisse a fare qualche gol in più sarebbe un campione che tutto il mondo invidierebbe al Napoli».
Anche se già così…
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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