Lunedì sera De Laurentiis ha annunciato l’ufficialità: è Benitez il nuovo allenatore azzurro. Se non dovrà essere lui a doversi adattare alla rosa che gli metteranno a disposizione, abbiamo già osservato che il modulo preferito dal tecnico spagnolo è il 4-2-3-1, uno schema che ultimamente è risultato vincente per diversi top-club europei. Le congetture sul nuovo Napoli che sarà costruito, si dovrebbero pertanto orientare verso questo punto di riferimento, mentre prosegue l’approfondimento della rubrica L’analisi tattica dedicato alla squadra azzurra vista reparto per reparto (clicca qui per l’approfondimento sulla difesa).
IL CENTROCAMPO – Un nome su tutti per quel che riguarda la stagione appena conclusa: Valon Behrami. Meno decisivo di Cavani e Hamsik, forse è stato, però, il giocatore più indispensabile del Napoli 2012-13. Con abnegazione e polmoni inesauribili ha recuperato centinaia di palloni, che in alcuni casi valevano più di un gol fatto. Avere un giocatore così davanti alla difesa è un lusso e senza il suo contributo l’equilibrio della squadra ha spesso vacillato. Insieme ad un centrocampista tecnico e di alto livello accanto, capace di buona circolazione e anche di interdizione, nel 4-2-3-1 Behrami sarebbe un ottimo elemento nella coppia posizionata a schermo della difesa, capace com’è di fare anche da terzo difensore aggiunto: lo faceva l’anno scorso con Mazzarri e lo chiedeva lo stesso Rafa Benitez nel Chelsea a David Luiz.
Al fianco di Behrami, a fine campionato è esploso il connazionale Blerim Dzemaili: giocatore versatile con il vizio del gol, il suo tiro da fuori è un’arma in più ed è anche in grado di fare interdizione. Veloce, ma non sempre impeccabile in costruzione, è forse più utile quando entra a gara in corso, per cambiarne le sorti, e tanto più è probabile questa funzione se Benitez riproporrà il modulo a lui caro: lì Dzemaili potrebbe giocare sulla linea dei tre trequartisti.
E a proposito di svizzeri, il terzo è Gökhan Inler, che quest’anno ha fatto meglio rispetto alla prima annata, segnando anche qualche rete importante, ma resta un problema perché non è mai riuscito a replicare le performance di Udine. Sa esprimersi al meglio quando ha due compagni ai suoi lati, mentre nel centrocampo mobile del Napoli spesso si è ritrovato senza punti di riferimento accanto a sé e tendeva a sbagliare passaggi anche semplici. Occorre valutare bene la sua situazione, trattenerlo in un contesto tattico inadeguato potrebbe significare costringerlo ad un’altra stagione di panchina.
Per il resto, se Donadel ha giocato poco e male e sembra destinato ai saluti, avrebbe meritato forse più spazio El Kaddouri, che ha mostrato talento e voglia, anche se in alcuni movimenti è ancora acerbo – inevitabile, però, visto lo scarso minutaggio accumulato in campo. Se accetterà un altro anno di non titolarità e confiderà nella capacità del nuovo tecnico di valorizzare i giovani talenti, potrà risultare molto utile come riserva in un Napoli che sarà impegnato su tre fronti.
Marek Hamsik completa il trio dei giocatori più decisivi della rosa azzurra: se questa non è stata la sua migliore stagione, di certo è quella che consacra un giocatore maturo e completo. Di nuovo in doppia cifra come reti fatte, miglior assist-man del campionato, capace di fare molto lavoro oscuro in copertura e fondamentale nella costruzione della manovra. Senza dubbio il leader del centrocampo azzurro. Bisognerà scoprire se Benitez vede in lui un altro Lampard, a cui chiedeva di fare il centrale di centrocampo (quello accanto a David Luiz) e che contemporaneamente era il miglior marcatore dei suoi. Hamsik ha meno corsa e potenza di Lampard e non è un grande interditore, sarebbe perciò più efficace, forse, nei tre dietro la punta.
MERCATO – Facendo due calcoli veloci, dunque, quello che servirà al nuovo centrocampo del Napoli sarà almeno un doppio innesto di alto livello: un centrocampista centrale accanto a Behrami (a meno che non si trovi il modo di far rendere Inler al massimo), e un elemento tecnico e rapido per il centro-destra nel trio alle spalle dell’unica punta. In quest’ultimo ruolo si potrebbe sperare che Benitez porti con sé qualche pezzo grosso dal Chelsea: qualcuno ha già fatto il nome del brasiliano Ramires, che ultimamente non è più titolare inamovibile a Londra, dopo l’arrivo di Oscar e Hazard; oppure un’altra idea “blue” potrebbe essere il nigeriano Moses, mezzala destra capace di giocare da seconda punta. Immaginando invece una proposta a Bigon, un giocatore di classe che farebbe certamente comodo al Napoli è Xherdan Shaqiri, tecnico, veloce e bravo al tiro, anche lui svizzero e che pertanto potrebbe integrarsi bene in maglia azzurra: è panchinaro a Monaco di Baviera (dietro Robben, Ribery, Müller e Kroos) e già quando partì Lavezzi avrebbe potuto sostituire bene l’argentino, ma fu preso per (soli) 12 milioni dal Bayern. Un altro giocatore di buona tecnica che si addice al terzetto di mezze punte di Benitez è lo sloveno Ilicic, che però sembra destinato alla Fiorentina. Ultimamente invece è circolato il nome di Giacomo Bonaventura, un giovane bravo e promettente che però non rappresenterebbe quel giocatore di spessore ed esperienza internazionale di cui il Napoli ha bisogno. Se il progetto punta in alto con l’allenatore appena preso, sarebbe il momento di investire di più anche sul piano economico.
Lorenzo Licciardi
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