E’ il Brasile di Dunga ad aggiudicarsi il superclasico made in China al Nido d’Uccello di Pechino disegnato da Herzog e De Meuron. Per ben due volte il Tardelli carioca sfrutta le disattenzioni della difesa albiceleste regalando la vittoria al Brasile. Passo indietro per gli uomini di Martino dopo la bella vittoria per 4 a 2 nel remake della finale mondiale contro la Germania. E’ subito Argentina, è subito Aguero che al 2′ minuto sfiora il vantaggio per l’albiceleste mandando una conclusione di poco a lato, sempre il Kun al 9′ non sfrutta un bel cross di Zabaleta calciando debolmente di destro. L’Argentina gioca meglio, s’accende con le fiammate di Di Maria e Messi che mettono in difficoltà i carioca ma è il Brasile ad andare in vantaggio alla mezzora con Diego Tardelli che sfrutta un’indecisione dell’ex Napoli Fernandez che rinvia male di testa sui piedi del centravanti dell’Atlético Mineiro che brucia Romero con una conclusione sul palo lontano. Il vantaggio da maggiori certezze al gioco carioca e sfalda la sicurezza albiceleste che comincia lentamente a spaccarsi lasciando i centrali Fernandez e Demichelis in balia del contropiede verdeoro. L’Argentina avrebbe anche la possibilità di pareggiare con un rigore di Messi procurato da un’accelerazione, l’ennesima, di Di Maria che viene fermato ingenuamente da Danilo in maniera fallosa. La pulga però si fa ipnotizzare da Jefferson, il portiere del Botafogo intuisce la direzione del tiro di Messi e salva il Brasile. Da lì in poi la partita va ad incanalarsi verso una direzione precisa, l’Argentina ha un bel fraseggio ma pesa l’assenza di una prima punta su cui appoggiare la manovra d’attacco e vive delle fiammate di Messi e Di Maria, Lamela e Aguero faticano a trovare la posizione, l’esterno del Tottenham si pesta spesso i piedi con la pulga del Barcellona, il Kun abituato a giocare dietro un centravanti al City fatica ad incidere trovandosi spesso spalle alla porta, dopo un’ora di partita infatti il Tata Martino prova a trovare una soluzione inserendo Higuaìn e Pastore al posto proprio di Aguero e Lamela non ottenendo però i risultati sperati. L’Argentina è letteralmente una squadra divisa in due blocchi, attacco e difesa, con il solo Mascherano in mezzo che prova a coprire le voragini albicelesti in cui si inseriscono in maniera devastante Neymar e Willian. La difesa del Brasile ritrova maggior equilibrio con gli inserimenti di Miranda e Felipe Luis, assenti al mondiale. La maggiore organizzazione tattica degli uomini di Dunga permette al Brasile di soffrire poco e di ripartire velocemente in contropiede. Il goal del 2 a 0 però arriva da palla inattiva, al 65′, su calcio d’angolo, ancora con Diego Tardelli che sfrutta una disattenzione della difesa argentina e, lasciato praticamente solo sul secondo palo, batte per la seconda volta Romero. Il Brasile avrebbe anche l’opportunità di segnare il terzo goal per ben due volte, con Neymar che spreca in contropiede solo davanti a Romero, all’83’ con un pallonetto di poco alto e nel primo dei due minuti di recupero non sfruttando al meglio un assist di Willian. La partita termina dopo sei minuti oltre quelli regolamentari, indicazioni positive per il Brasile di Dunga che con un gioco più europeo trova maggior equilibrio e riesce a sciogliere la matassa Argentina che si annoda su se stessa nei dribbling ostinati di Messi e Di Maria, croce e delizia del gioco albiceleste. Mezzora senza incidere per Gonzalo Higuaìn; il Pipita soffre il momento della partita in cui l’Argentina non riesce a sfondare ed è in balia del contropiede carioca, pochi i palloni giocabili serviti dai trequartisti di Martino che preferiscono la soluzione personale all’assist.
A cura di Andrea Cardone
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