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America’s Cup, è sempre Oracle l’avversario da battere

Il team Usa vero rivale di Prada da più di un anno è sfida a colpi di sgarbi, dispetti e rancore

Countdown America’s Cup. La lunga strada verso San Francisco è davvero iniziata e Napoli è l’ultima possibilità che i team (più che le barche) avranno per mostrare muscoli e vele. I piccoli catamarani monotipo AC45 guardano ormai decisamente agli appuntamenti clou: da luglio la Louis Vuitton Cup tra gli sfidanti (saranno Luna Rossa, Artemis e New Zealand) e a settembre la Coppa America vera e propria, tra lo sfidante ufficiale e il defender Oracle Racing. Il dream team USA di Larry Ellison (68 anni, ceo della Oracle e tra gli uomini più ricchi ed eccentrici del mondo con 41 miliardi di dollari di patrimonio stimato) e Russell Coutts, con James Spithill, Tom Slingsby, Ben Ainslie e praticamente tutti i più forti velisti del mondo.
E sono proprio loro, quelli dell’equipaggio targato Golden Gate Yacht Club su cui sono puntati i riflettori: i padroni del vapore, quelli che hanno conquistato l’antica brocca d’argento strappandola agli svizzeri nella più ridicola delle edizioni dell’America’s Cup, quella del 2010, e che ora la rimettono in palio, non prima di aver allestito queste affascinanti World Series itineranti.
Eppure proprio quelli di Oracle, gli organizzatori per intenderci, la squadra da battere, hanno un po’ snobbato l’evento napoletano lasciando l’amaro in bocca agli sfidanti: i big di Oracle sono rimasti nella baia di San Francisco con gli AC72, super-catatamarani di 23 metri, dotati anch’essi della fantascientifica randa rigida a profilo alare (la wingsail), ma alta quasi il doppio di quella che sono visibili nel Golfo.
Un’assenza che ha ancor di più aumentato la rivalità con Luna Rossa. Questa edizione è fatta di scambi di dispetti tra Oracle e team Prada. Incassata la notizia dell’alleanza tra gli italiani di Patrizio Bertelli e gli eterni rivali di New Zealand, Russel Coutts e Larry Ellison, vale a dire testa e cassaforte del defender americano Oracle, pensarono bene di scippare a Luna Rossa l’inglese Ben Ainslie, leggenda della vela olimpica (4 medaglie, 3 ori e un argento, in 4 edizioni). Ovviamente l’acquisto è costato caro a Ellison: che ha offerto ad Ainslie un oceano di dollari per varare un proprio team (il «Bar» che sta per Ben Ainslie Racing) con il quale partecipare alle series. Ainslie è a Napoli proprio sul suo AC45, poi passerà a bordo di Oracle come timoniere. Come farà anche il neozelandese Daubney, veterano della Coppa, che seguirà il baronetto inglese su Oracle. La mossa di Ellison, oltre ad alzare il tasso tecnico della prossima edizione ha prodotto l’effetto di radicalizzare definitivamente la sfida che è, in definitiva, una grande gara tra due poli: da una parte Oracle/Artemis (Paul Cayard), dall’altra New Zealand/Luna Rossa.
Ma a quelli si Oracle non va di recitare la parte del cattivo di turno: non ci sono i big, è vero, non c’è soprattutto James Spithill ma, negli stand su cui sventola la bandiera a stelle e strisce s’affrettano a spiegare: «Tutta colpa di quella scuffia maledetta a San Francisco a novembre: la barca si è quasi disintegrata e abbiamo dovuto ricominciare quasi da zero». Quelle immagini spettacolari hanno fatto il giro del mondo. Oracle, però, sponsorizza anche HS Racing dove «Hs» sta per Hagara e Steinecher, i nomi dei due olimpionici leader del team.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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