Probabilmente nel rivedersi al “Tardini”, gli scapperà anche da ridere. Oggi Cavani è il capocannoniere del campionato, nella fase ascendente della sua carriera mentre Amauri è l’attaccante che dovrà aiutare il Parma a stare lontano dalla zona retrocessione e resistere sulla breccia ancora per qualche anno visto che ha raggiunto le trentatrè primavere. Ma quando a Palermo dividevano lo stesso spogliatoio era l’esatto opposto: Amauri, leader incontrastato dei rosanero, in coppia con Miccoli, mentre il Matador, un ragazzo di vent’anni catapultato dall’Uruguay in Italia e per giunta a fare da riserva ad un polacco, tale Radoslaw Matusiak, ceduto poi all’Heerenven. E fu in quel periodo che i due legarono abbastanza. Poche volte giocarono insieme, anche perché Cavani veniva schierato da esterno di centrocampo. E quelle poche volte, l’intesa funzionò più che bene. L’uruguaiano si mise a completo servizio del compagno italo-brasiliano, tanto che Amauri realizzò quindici gol. Poi s’infortunò Miccoli ed il Matador ebbe più spazio in attacco tanto da centrare cinque volte il bersaglio, sotto la direzione di Guidolin. Sono trascorsi sette anni da allora. Ed il tempo ha ribaltato tutto, non certo l’amicizia che lega entrambi. Fu proprio Amauri, nel passaggio di consegne al termine di quel campionato, a dargli l’investitura ufficiale. E Cavani, pur introverso, gradì molto il gesto. Oggi il Matador è maturato al punto tale da diventare il calciatore più temuto del campionato, quello più corteggiato in Europa, il più amato dai tifosi del Napoli. Riceverà i complimenti da Amauri e poi una volta in campo ognuno per la propria strada, a cercare ferocemente la via del gol, perché si tratta di due bomber di razza, attaccanti che amano lottare su ogni pallone e che si arrendono solo quando l’arbitro fischierà la fine. Oggi l’allievo ha scavalcato ampiamente il maestro ma l’amicizia non si cancella, specie se è sincera.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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