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Amarcord, quattro anni dopo: Insigne torna a Livorno ma qualcosa è cambiato …

Il predestinato, secondo una lettura sintetica della questione applicata al calcio, è colui che in ogni caso riesce sempre a lasciare un segno e magari anche a stabilire un primato. Ecco, in questo senso, oltre al fatto di essere stato baciato sulla fronte dalla dea del calcio, Lorenzo Insigne è un predestinato: in questa stagione, rispetto agli standard a cui era abituato per logiche tattiche differenti, ha tolto la sicura ai piedi un po’ tardi, certo, però da quando ha ricominciato a segnare con una certa continuità, in un batter d’occhi e in quattro tocchi di bacchetta è riuscito a mettere la firma in ogni competizione, diventando l’unico giocare italiano a centrare l’impresa. Numeri: 6 reti finora, per lui, di cui 2 in campionato e in Champions, una in Coppa Italia e una in Europa League. Con lo Swansea, giovedì: la partita dell’incoronazione.

LA QUATERNA –  E allora, il racconto di un traguardo. Per meglio dire di una soddisfazione personale che, sotto il profilo della statistica, equipara Insigne a Gonzalo Higuain: loro sono quelli del poker, anzi della quaterna trattandosi di un record made in Napoli. Però Lorenzo, rispetto al collega, può anche fregiarsi di un altro alloro: lui, infatti, è l’unico giocatore italiano ad aver conseguito il risultato in questione. Tra l’altro con un pallonetto che, per gli amanti del genere, è una delizia vera e propria. Bene, bis.

LA SERENITA’ –  Sì, con lo Swansea, sua prima vittima d’Europa League, Insigne ha regalato al San Paolo un colpo degno del suo talento: il sinistro come una frusta di velluto e via, Vorm non può fare altro che saltare più in alto che può e poi arrendersi alla traiettoria dipinta del pallonetto. Felice e contento, Lorenzo, altro che storie, soprattutto perché, al di là della democrazia realizzativa e della capacità di distribuire reti in ogni competizione disputata, nell’ultimo periodo ha ritrovato la serenità che di un attaccante è la migliore amica.

PRESENTE, PRANDELLI – Testa libera, digiuno interrotto e tabù sfatato: dal 12 gennaio a giovedì, Insigne ha segnato 4 gol – con il Verona e il Sassuolo in campionato, l’Atalanta in Coppa Italia e i gallesi in Europa League -, portando a sei un bottino stagionale che, fino alla trasferta del Bentegodi, era limitato esclusivamente ai due graffi sulla pelle del Borussia Dortmund in Champions. La vena ritrovata, d’accordo, ma non solo: perché il genio azzurro regala giocate di classe pura e segna gol belli a dire poco, ma soprattutto dimostra partita dopo partita una dote fondamentale per un giocatore completo: l’adattabilità. Provare per credere: con Rafa recita da fantasista nel tris di trequarti, certo, ma sulla sua fascia di competenza macina chilometri e si esibisce in ripiegamenti difensivi da terzino puro. Grande spirito di sacrificio, super stanchezza che appanna la lucidità ma soprattutto mega crescita: messaggi a se stesso, a Benitez e al Commissario tecnico Prandelli. Perché le convocazioni in vista dell’amichevole con la Spagna sono dietro l’angolo (arrivano domani) e il Mondiale brasiliano è soltanto un po’ più in là.

AMARCORD LIVORNESE –  Nel frattempo, via a preparare con il Napoli la trasferta di Livorno. Un posto sempre un po’ magico, per Insigne: è proprio al Picchi che, il 24 gennaio 2010, Mazzarri gli regalò l’esordio in Serie A (dentro al 94′ al posto di Denis). Emozioni e amarcord a parte, in arrivo anche le responsabilità: perché domani pomeriggio mancherà Higuain, il Pipita, e con l’argentino squalificato toccherà essenzialmente a gente come lui, Hamsik, Mertens e Callejon trascinare il Napoli. Nel 2010, a Livorno, era un esordiente: domani, invece, dovrà recitare da leader.

Fonte: Corriere dello Sport

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