Amarcord – Petardi e scudetti, quei match al batticuore

Una partita tranquilla? Non pensiamo a Napoli-Lazio. Gol, incidenti, rivalità, invasioni di campo, scudetti, petardi, bomber e partite che restano in bilico fino all’ultimo minuto e anche di più. Una storia lunga sessantasei partite con ventinove vittorie del Napoli al San Paolo, l’ultima lo scorso anno quando i tifosi azzurri uscirono dal campo pensando che poteva essere l’anno buono per lo scudetto forse proprio per come arrivò un successo che bollare come rocambolesco è dir poco. Prima l’omaggio della curva a Edy Reja tornato al San Paolo dopo la cavalcata dalla C all’Europa. Poi la doppia mazzata con Mauri e Dias seguita dal pareggio di Dossena e Cavani. Sul 2-2 l’autorete di Aronica e negli ultimi otto minuti il rigore di Cavani e il sigillo del Matador tra le polemiche per il 4-3 finale. Il San Paolo esplode di gioia, Lotito esplode di rabbia contro l’arbitro.
Una tripletta come nel più puro stile di Napoli-Lazio, partita dei bomber. All’appuntamento con il gol non è mancato mai nessuno: Sallustro, Amadei, Altafini, Vinicio, Maradona, Careca, Carnevale, Fonseca, Cavani. La prima sfida ufficiale è datata 8 giugno 1930. Doppietta di Buscaglia e gol di Mihailic. Sallustro e Vojak da una parte, Busani e Piola dall’altra. Due invasioni di campo al Collana per non farsi mancare nulla. Vinicio arrivò in azzurro grazie ad un intreccio tra Lauro, sindaco di Napoli e presidente del sodalizio azzurro, e Vaselli, imprenditore romano legato ai biancocelesti. In una notte fu ridisegnata tutta piazza Municipio, lecci divelti e viabilità rivoluzionata. Nelle pieghe del contratto di esecuzione dei lavori l’arrivo di o’ lione che la Lazio aveva opzionato dal Botafogo.
Una rivalità che si dice nasca da un premio a vincere della Juve. Era il 20 maggio 1973: Milan 44 punti, Juve e Lazio 43. Per i rossoneri fu la fatal Verona. I romani erano impegnati al San Paolo e Wilson cercò di ammorbidire gli azzurri tra il primo e secondo tempo. Gli fu risposto che la Juve era arrivata prima e Damiani segnò il gol partita all’89’. La Juve vinse a Roma e conquistò lo scudetto. Chinaglia se lo legò al dito e l’anno dopo ne segnò tre con il gesto delle corna. Dopo la triste parentesi del petardo che scoppiò tra Pighin e Manfredonia nel 1979 e che costrinse a mutare l’ingresso delle squadre in campo portandolo da sotto i distinti a sotto la curva (una volta la B, oggi la A), l’apoteosi del 1985 con tre reti di Maradona. Prima un gol di rapina, poi un’autorete di Filisetti complice il sinistro beffardo del Pibe. Infine direttamente da calcio d’angolo. Una rete di mano fu, giustamente, annullata.
Il 29 aprile del 1990 è ancora Lazio al San Paolo per la partita che consegnerà alla storia il secondo scudetto del Napoli. Punizione di Maradona e colpo di testa di Baroni dopo soli 7 minuti per cucirsi il tricolore sulle maglie. Poi un’altra rimonta prima di quella dello scorso anno. Nel ’95 la Lazio di Zeman è avanti 2-0. Rincon (doppietta) e Buso ribaltano il risultato. Reja e De Laurentiis vennero quasi alle mani dopo un Napoli-Lazio (2-2 nel primo anno di serie A). L’anno successivo fu proprio la squadra biancoceleste a decretare l’addio del goriziano. Il resto è storia di oggi.

 

La Redazione

P.S.

Fonte: Il Mattino

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