Che l’avvento delle TV commerciali e dei grandi capitali nel mondo del calcio abbia fatto perdere a quest’ultimo i crismi di un semplice sport in cui competere lealmente è un dato acquisito e non solo l’oggetto di dietrologie da bar.
La consapevolezza che il “sistema” escogiti sempre nuovi metodi per tutelare interessi economici più che sportivi non rende più semplice accettarli senza provare un profondo senso di fastidio. E capita persino che qualcuno, forse perchè non ancora assuefatto alle logiche del calcio nostrano, protesti a gran voce, senza criptici messaggi da far arrivare a chicchessia. E’ quanto successo al presidente del Napoli De Laurentis, stufo ed insospettito da errori e scelte arbitrali ce stanno favorendo le solite note e allontanando, per ora, il Napoli dalla lotta per il primato. La formazione di Mazzarri non è l’unica danneggiata, e nemmeno la maggiormente vessata, tanto che le parole del patron azzurro hanno trovato la sponda del presidente del Palermo Zamparini che, ben lontano dall’essere il personaggio grottesco che stesso i media raccontano, è uomo di calcio navigato e con un peso influente in Lega. Per scardinare logiche ed interessi di questo tipo ci vuole ben altro ma qualsiasi cambiamento radicale prende le mosse dall’ostinazione di pochi.Non ci resta che sperare che il mondo del calcio, e non solo quello, capisca che tutelare gli interessi di pochi alla lunga impoverisce tutti. Le sorti del nostro calcio in ambito europeo sono un importante indizio al riguardo.Domenica sera il Napoli dovrà provare a riprendere la corsa verso la Champions da Parma. Le sorti calcistiche degli emiliani ci aiuta a capire meglio l’incidenza del fattore economico nei risultati sportivi. Da sempre protagonisti delle serie minori, approdano in serie A solo nel 1990 ma dopo solo due anni conquista il primo trofeo (la Coppa Italia). L’anno seguente conquista la Coppa delle Coppe ed il terzo posto in campionato e la partecipazione alla Champions League. Con alle spalle il colosso Parmalat e grazie al massiccio investimento economico del suo patron Callisto Tanzi. Una piccola realtà diventava in pochissimo tempo protagonista del calcio europeo. La fulminea ascesa dei parmigiani arriva contestualmente al declino dei partenopei, così gli scambi di mercato assumono connotati poco equi per gli azzurri, costretti a cedere i propri pezzi pregiati al Parma in cambio di soldi per ripianare i bilanci ed evitare un fallimento che arriverà ugualmente nel 2004. La fortune calcistiche degli emiliani terminano a seguito del crack finanziario che travolge il colosso alimentare, tutti i suoi azionisti, le aziende dell’indotto, non il Parma calcio.Qui giunge un’altra anomalia tutta italiana. A differenza di quanto accaduto al Napoli ed alla Fiorentina, il Parma non non subisce alcuna sanzione nonostante il bilancio della società sia giudicato da esperti del settore in condizioni peggiori rispetto a quelli di altre società dichiarate poi fallite. Un’anomalia di cui si sono avvalse altre società come la Reggina e la Lazio di Lotito, salvatasi dal fallimento solo grazie ad un “creativo” decreto che le permette di spalmare i propri debiti ( altissimi) in ben dieci anni. Storie torbide che nauseano ed allontanano i tifosi dal mondo del calcio. In controtendenza rispetto ad altri scelgo di ricordare con voi, a mò di monito, uno dei punti più bassi della storia del Napoli. L’undici aprile 1998 il Napoli guidato da Montefusco -quarto allenatore di quella stagione- perse al Tardini per 3 a 1 e retrocesse matematicamente in serie B dopo 33 anni consecutivi nella massima serie con ben cinque giornate d’anticipo.A fine campionato gli azzurri avrebbero realizzato solo 14 punti , triste record negativo ancora imbattuto. Mattatore di quella partita fu Hernan Crespo ( curiosamente potrebbe essere ancora in campo dopo 14 anni, passione e classe sono il vero elisir di giovinezza nel calcio) che aprì e chiuse le marcature intramezzate dal momentaneo pareggio di Bellucci e dal 2 a 1 di Apolloni. L’immagine di Fabio Cannavaro (passato al Parma)che consola le lacrime di Taglialatela raccontano meglio di mille parole lo stato di smarrimento d impotenza e vissero quel giorno i tifosi del Napoli.Il mio personale auspicio, che spero sia condiviso, è che risultati sportivi possano essere sanciti esclusivamente sul campo da gioco, al netto degli inevitabili errori umani, ma che si sgombri il campo dai dubbi di “condizionamenti esterni” tesi a favorire pochi a scapito di tutti gli altri. Il calcio come paradigma della vita.
Pompilio Salerno
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