Segno di maturità per una squadra che ambisce a guadagnarsi il rango di “grande” è di certo l’affrontare ogni partita con lo stesso atteggiamento, con la stessa concentrazione e voglia di vincere. Per dirla, però, con un noto allenatore: “tutte le partite sono uguali, ma ci sono partite più uguali di altre”. Almeno per i tifosi.
Sono un po’ più uguali delle altre le partite di Champions alle quali, con ansia e sterminato entusiasmo, i sostenitori azzurri iniziano ad appassionarsi (ancora vive nella mente di noi tutti le strane sensazioni della notte di Manchester).
Non può essere considerata di certo una partita come le altre Napoli-Milan, per il dato tecnico contingente che vede le due squadre quali pretendenti alla vittoria finale del campionato e per i mille significati che questa sfida porta con sé. Significati che spesso vanno ben oltre il calcio.
Napoli e Milano da sempre simboleggiano nell’immaginario di ciascuno di noi due modi diversi d’intendere ed approcciarsi alla vita. In realtà, le differenze molto più concrete che hanno diviso i due più grandi centri urbani del Nord e del Sud Italia trovano radici storiche ben precise e sono ancora oggetto di studio della storiografia e della memoria del nostro Paese. Elementi, questi, che hanno alimentato nel corso degli anni i più bassi istinti discriminatori e le offensive pretese di secessione di quanti, con ignoranza e disprezzo della Storia, credono che diverse condizioni economiche (sull’origine delle quali ci sarebbe da dissertare a lungo…) siano sufficienti a descrivere e giustificare due diverse nazioni.
Elementi negativi che inevitabilmente si riversano in quel grande paradigma della realtà che è il calcio. Per fortuna la rivalità tra Napoli e Milan è fatta anche di tanto altro. Rivalità che nasce e si confonde in ricordi in bianco e nero di campi polverosi sui quali le differenze apparivano meno stridenti che sugli spalti.
Per celebrare questa rivalità ho deciso di ripercorrerne la storia attraverso il racconto di alcune delle sfide più significative. Di certo lo fu quella dell’11 novembre del 1952, quando dopo 5 anni il Napoli di Jeppson e Amadei riuscì a sconfiggere per 4 a 2 il Milan dell’altro asso svedese Nordhal. I due svedesi, furono entrambi autori di una doppietta, risultarono decisive l’autogoal di Zagati e la rete di Amadei. Il Napoli terminò quel torneo al quarto posto a soli sei punti dal’Inter tornata campione d’Italia dopo 13 anni. Miglior piazzamento dai tempi dei due terzi posti dei campionati 1932/33 e 1933/34.
Il Napoli ha spesso, nel corso della sua storia, saputo esaltarsi al cospetto delle grandi squadre del nord, anche quando i valori tecnici in campo erano assai diversi, e non a proprio favore. E’ il caso del campionato 1955/56 quando il Napoli guidato in campo da ‘o lion Vinicio riuscì ad imporsi sul Milan in lotta per lo scudetto. Nel gremitissimo stadio Collana, allora casa dei partenopei, i rossoneri dovettero cedere il passo al Napoli trascinato da Vinicio, autore di entrambi i goal che sancirono il 2 a 0 finale, nonostante fosse acciaccato a causa di uno scontro di gioco.
I ricordi si fanno meno sbiaditi e le immagini a colori per ricordare due dei tanti successi dell’era d’oro di Maradona. Il primo è il roboante 4 a 1 del 27 novembre 1988. Maradona e Careca parvero volersi vendicare del 2 a 3 dell’anno precedente con il quale il Milan suggellò la completata rimonta sul Napoli e la vittoria dello scudetto a scapito degli azzurri. I due assi del Napoli abbatterono la corazzata di Sacchi ma non riuscirono a guidare la squadra al tricolore; furono secondi alle spalle dell’Inter dei record di Trapattoni. Il secondo è il sofferto ma spettacolare 3 a 0 del 1989/90 firmato dalla doppietta di Carnevale e dal suggello finale di Diego, autore di un pregevole pallonetto su Galli, oltre che dei due assist per l’ariete azzurro. La vittoria sugli odiati rivali milanesi mandò in visibilio i settantamila spettatori presenti al San Paolo e lanciò il Napoli verso il secondo scudetto. Leggendario il saluto di Luigi Necco a Novantesimo minuto che si congedò dal pubblico sollevando tre dita di una mano.
Dopo i fasti maradoniani vennero anni duri per il Napoli che, però, pur nelle sofferenze riuscì a regalare ai propri tifosi qualche altra soddisfazione. Come nel campionato 1993/94, quando a far esplodere di gioia i tifosi napoletani ci pensò Paolo Di Canio che, lanciato in profondità da Buso, dribblò coriandoli e impacciati difensori del Milan e trafisse il poco sportivo Sebastiano Rossi (che nelle interviste post gara parlò di cross sbagliato da parte dell’attaccante romano) per l’uno a zero finale.
Chiude questo ideale viaggio nelle sfide tra Napoli e Milan la vittoria che più delle altre conserva nella memoria dei tifosi il gusto de torto causato e dello sfottò… Alla penultima giornata del campionato 2007/08, quello dell’agognato ritorno in serie A, il Napoli che non aveva più alcun obiettivo da inseguire ospitò il Milan in piena lotta per il quarto e ultimo posto valido per l’importante qualificazione in Champions. Quella partita, l’ultima a Fuorigrotta del pampa Sosa, fu una delle più belle della gestione Reja; aperta dal coast to coast di Marek Hamsik che rubò palla a Gattuso ai limiti della propria area e concluse la sua corsa al limite dell’area opposta freddando Kalac con un preciso destro a fil di palo. Completarono la festa il rigore procurato da uno scatenato Lavezzi e trasformato da Domizzi e la terza rete di Garics a tempo scaduto. In mezzo, il palo di Bogliacino e la traversa ancora di Hamsik. Tifosi in delirio e Milan virtualmente fuori dalla Champions.
Una storia lunga e colma di emozioni, di gioie e di qualche delusione. Nutro il ragionevole dubbio, però, che la pagina più bella di questa storia è quella che i giocatori del Napoli non hanno ancora scritto. Saremo felici di esserne testimoni.
Di seguito i video-racconti di alcune delle sfide raccontate:
Pompilio Salerno
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