E alla fine è giunto per il Napoli il momento della trasferta più attesa, quella per la quale riscovare in soffitta l’impolverato album dei ricordi. Riportare alla mente gli anni in cui la sfida tra i rossoneri valeva spesso il primato in campionato, è stato per i tifosi azzurri per anni un esercizio di masochismo più che un piacevole ricordare. Troppo doloroso assistere ai trionfi milanisti in Italia e nel mondo mentre il napoli viveva il periodo più buio della sua storia. Successi di frequente suggellati da nette affermazioni nei confronti con i calciatori azzurri. Anni di frustrazioni e delusioni ancor più dolorose per le persone per cui la trasferta nel capoluogo meneghinio dura 365 giorni all’anno ed il ritorno a Napoli è solo la nostalgica ricorrenza da adempiere nei periodi di festa. Proprio per loro la partita di domani va ben oltre il mero risultato sportivo. Figli dell’emigrazione del boom economico, cresciuti in una città ostile in cui l’integrazione è resa difficile da differenze culturali e sociali spesso incolmabili- Molti di loro nemmeno erano nati il 13 aprile 1986, quando il Napoli riuscì per l’ultima volta ad imporsi allo stadio Meazza. Venticinque anni di passione che potrebbero vedere compiuta l’attesa per un nuovo successo della squadra di Mazzarri nella scala del calcio. Un’impresa ancor più ardua di quella compiuta un quarto di secolo fa. I rossoneri, a differenza di allora, arrivano alla sfida che potrebbe sancire la prima reale fuga scudetto forti del primato in classifica e di un Ibrahimovic sempre più uomo squadra. Il Napoli, dal canto suo, provato nel morale più ancora che nel fisico dalla sfortunata notte del Madrigal, deve dimostrare di aver acquisito definitivamente la mentalità vincente che si è intravista nella vittoriosa trasferta dell’Olimpico con la Roma: elemento indefettibile nel percorso di maturazione del Napoli di De Laurentis. Mentalità che dovrà sopperire anche alla forzata assenza di Ezequiel Lavezzi. Per quanto ingenerosaménte criticato, il folletto argentino è ancora una delle armi più affilate a disposizione dell’undici di Mazzarri. Uno dei pochi calciatori in italia in grado con le proprie accellerazioni di creare superiorità numerica anche a difesa schierata, elemento spesso determinante per far pendere la bilancia a proprio favore in big-match spesso bloccati sul pareggio da valori tecnici equivalenti. Saltato l’atteso confronto tra Lavezzi e Pato ed in attesa di ammirare quello tra Ibrahimovic e Cavani, la sfida nella sfida che potrebbe orientare, in maniera decisiva, il risultato è quella tra i due tecnici. Accomunati dalla forte tempra caratteriale, Mazzarri ed Allegri sono divisi dalle convinzioni tattiche e dall’approccio alla partita. Il tecnico del Milan sta ottenendo risultati in linea con le qualità ed i limiti di una rosa assemblata più sulla capacità di cogliere convenienti occasioni di mercato che su di un preciso progetto tecnico. Dal canto suo, Mazzarri sta, a detta dei più, realizzando un piccolo “miracolo” sportivo, portando i suoi uomini a lottare per traguardi non prospettabili alla vigilia della stagione. Successi figli non di improvvisazione o del caso ma di professionalità e di una precisa idea di calcio. Elementi necessari per porre le basi di un futuro di successi, gli stessi che i tifosi spettatori di quella partita di venticinque anni fa si preparavano a vivere.Ad maiora…
Vi proponiamo il video-racconto di quella partita decisa dalle reti di Giordano e Maradona (splendida la marcatura del Pibe de Oro) e dalle parate di Garella che salvò il successo dopo il goal rossonero di Di Bartolomei che riaprì la gara:
Pompilio Salerno
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