Da quando è tornato in serie A il Napoli è riuscito a battere almeno una volta tutte le formazioni affrontate. Sotto i colpi delle veloci ripartenze di Lavezzi e compagni sono cadute l’Inter di Mourinho, il Milan delle stelle e l’acerrima rivale Juventus -nella scorsa stagione battuta dopo 21 anni anche a Torino- solo per fare alcuni nomi. Il meglio del calcio italiano ma non il Cagliari. La squadra isolana, la sola con il Genoa a non essere mai stata sconfitta dagli azzurri, si è dimostrata avversario quanto mai ostico e più di una volta ha inferto al Napoli brucianti sconfitte.
Negli ultimi tre campionati il bilancio degli scontri diretti dice 3 pareggi e 3 affermazioni del Cagliari, con i sardi capaci nel 2007/2008 di espugnare anche il San Paolo. Ad alimentare questa recente rivalità hanno contribuito non solo l’agonismo e gli esiti inattesi delle gare tra le due squadre ma anche una particolare animosità – non solo mal celata ma spesso persino ostentata- del Presidente Cellino nei confronti del Napoli. Un modo di vivere la rivalità sportiva che toccò il suo punto più basso il 27 gennaio 2008, quando il presidente del Cagliari festeggiò il goal di Conti che al 95esimo minuto regalò la vittoria in rimonta ai sardi con un offesa di stampo discriminatorio nei confronti dei napoletani.
Battuta finalmente la Roma ( altra rivale indigesta), la squadra di Mazzarri può sfruttare l’entusiasmo per il buon momento in campionato per rompere un’altra tradizione sfavorevole.
A mò di augurio per la nostra rubrica “Amarcord” abbiamo scelto di raccontarvi l’ultima vittoria del Napoli in terra sarda.
Il 28 maggio 1995 gli azzurri scesero in campo al Sant’Elia per la penultima giornata di un girone di ritorno in cui il Napoli si rese protagonista di un’importante rimonta che lo portò a lottare fino all’ultima giornata con l’Inter e proprio il Cagliari.
La formazione azzurra allenata da Vujadin Boskov era stata ulteriormente impoverita nelle qualità tecniche alle quali sopperirono però l’abnegazione e la compatezza dello spogliatoio.
Nell’undici titolare di quel Napoli gli unici elementi di spessore superiore erano il difensore brasiliano Andrè Cruz e i promettenti Beto e Cannavaro. Gli uomini chiamati a sostenere il peso dell’attacco, Benny Carbone, Agostini e Imbriani, descrivevano bene il ridimensionamento della squadra campana. Un Napoli “operaio”, e quella partita fu decisa proprio da un uomo di fatica del centrocampo napoletano. Alla prima occasione, infatti, Fabio Pecchia realizzò il goal del vantaggio su assist di Buso. Il resto della partita vide il Napoli controllarel’uno a zero con una prova di carattere e sbagliare il rigore del possibile raddoppio con Cruz.
La seconda qualificazione consecutiva alla Coppa UEFA per quel Napoli tutto cuore e carattere fu vanificata dal goal di Del Vecchio che regalò la vittoria dell’Inter a San Siro contro il Padova e rese vana l’affermazione dei partenopei con il Parma.
Ora che la squdra di Mazzarri può vantare ben altre qualità tecniche, noi ci auguriamo che a Cavani, Lavezzi, Hamsik e agli atri calciatori azzurri non manchi il carattere e la voglia di riscatto di quel Napoli operaio.
Proponiamo il video dell’ultima vittoria del Napoli in terra sarda:
Pompilio Salerno
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