La carica quel 9 novembre 1986 la suonò lui, Moreno Ferrario da Lainate, stopper (allora si diceva così…) del Napoli che avrebbe vinto il primo scudetto della sua storia. Rigorista implacabile, salvatore della patria nella stagione 1982-83 con quattro tiri su quattro realizzati dal dischetto, Ferrario al 73’, con il Napoli sotto per una rete di Laudrup, in mischia infila la porta bianconera difesa da Tacconi.
È il gol della riscossa, sotto la guida di Maradona gli azzurri si scatenano e prima raddoppiano con Giordano, poi chiudono all’ultimo minuto con Volpecina, subentrato a Romano. Quel gol è rimasto nel cuore di Ferrario, che a Napoli ha giocato 11 stagioni. Un gol che segnò la strada di quella che fu poi marcia trionfale, che avrebbe portato alla conquista del primo scudetto del Napoli.
Capitanati da Maradona i napoletani erano forti e vincenti. In casa e fuori. Più volte Ferrario è ritornato su quel Napoli. Anche con un paragone con la squadra odierna, quella di quest’anno: «Adesso – ha spiegato Moreno Ferrario – oltre ai titolari il Napoli ha anche i ricambi giusti per poter lottare fino all’ultima giornata». Ma, rispetto al «suo» Napoli di allora Ferrario riscontra una ovvia differenza «gli manca la cosa più importante, Maradona. Cavani, Lavezzi e Hamsik sono grandissimi giocatori ma il Fenomeno resta uno soltanto: Diego. Lui in campo ci diceva che non vinceva da solo e caricava la squadra, la sua presenza dava un’energia incredibile a tutti». Frase sulla quale meditare.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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