In tempi in cui la memoria storica del nostro Paese è sotto l’attacco del più basso revisionismo e politici inadeguati vorrebbero mettere i padri contro i figli per nascondere la loro inettitudine, il calcio rimane uno dei pochi terreni (è terribile ammetterlo) in cui coltivare una memoria intergenerazionale.Saranno proprio i padri, gli zii o i fratelli più adulti a raccontare alle nuove generazioni di tifosi napoletani i ricordi e le sensazioni di quel Napoli che, ormai più di due decenni fa, provava a sfidare le squadre più forti d’Europa. Era la Coppa dei Campioni. Una vita fa. Racconti che rinsalderanno quel comune sentirsi tifosi di una stessa squadra, riconoscersi parte di una stessa storia. I racconti di quando si fremeva al mattino aspettando di leggere sui giornali – tra il fascino romantico e i limiti della preistoria dell’informazione – se Bigon avesse schierato o meno in campo a Mosca Maradona dopo l’ennesimo coup de théâtre dell’asso argentino, non presentatosi alla partenza dell’aereo che avrebbe portato gli azzurri nella capitale dell’allora Unione Sovietica. Di quella partita Maradona giocò solo il secondo tempo (da titolare partì Incocciati, ndr) ma il gelo siberiano che avvolgeva lo stadio di Mosca congelò persino il genio di Diego e l’avventura europea del napoli terminò la sua corsa ai rigori, con l’errore fatale di Baroni. Scorrendo ancora più a ritroso l’album dei ricordi racconteremo dell’emozione provata all’esordio assoluto in Coppa dei Campioni, quando l’ingenerosa urna riservò agli azzurri il glorioso Real Madrid di Butragueno e Hugo Sanchez (assente nella gara d’andata). Il “battesimo” dei calciatori azzurri nella più prestigiosa competizione europea si tenne in un’atmosfera surreale, nel mastodontico Santiago Bernabeu completamente vuoto a causa di una sanzione disciplinare contro la società spagnola. La doppia emozione tradì i calciatori del Napoli che persero quella partita per 2 a 0, però non sfigurando contro la corazzata madrilena reduce da tre goleade in Liga (tra le quali il 7-0 al Gijon e l’ 1-7 in casa del Saragozza, nda). Chissà, qualcuno nel ricordare quella che è stata la più bella partita del Napoli in Coppa Campioni potrà dire, certamente fiero, “io ero tra i novantamila del San Paolo che ammirarono Napoli- Real Madrid”. Ben altra atmosfera si respirava nello stadio San Paolo gremito all’inverosimile (le cifre ufficiali registrano 82.000 presenti ma le immagini testimoniano un entusiasmo che eccedé la capienza massima dell’impianto di Fuorigrotta). Nonostante l’impresa risultasse ai limiti del possibile, i tifosi non fecero mancare il loro impareggiabile apporto ed il Napoli giocò un primo tempo spettacolare, mettendo sotto gli spagnoli giocando su ritmi infernali e con pregevoli trame di gioco. Gli azzurri andarono in vantaggio con Francini e sfiorarono più volte il secondo gol che avrebbe rimesso in parità l doppia sfida. A due minuti dalla fine del tempo però El Buitre Butragueno, siglò il pareggio che spezzò il sogno del Napoli. I sentimenti che correvano quella notte al San Paolo e la tempra di quel Napoli furono testimoniati in modo eloquente dal lungo e appassionato applauso che accompagnò i calciatori azzurri negli spogliatoi. Nonostante l’eliminazione, Campioni per una notte. Il Napoli è tornato tra le grandi d’Europa con la sfrontatezza delle sue giovani promesse e la determinazione di chi non vuol essere una meteora nell’élite del calcio europeo. Negli occhi abbiamo ancora la notte del Madrigal e il goal di Lavezzi che ci illuse ad Anfield Road. Partite in cui il Napoli ha dimostrato che per stare tra i grandi manca davvero poco. Quel poco che speriamo tutti gli uomini di Mazzarri sappiano metter in campo stasera al cospetto del temibile Manchester City. Il Napoli e i suoi tifosi hanno voglia di sognare, come fanno i bambini. Ad occhi aperti.
Vi proponiamo un video di quel magico Napoli-Real Madrid:
Pompilio Salerno
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