Il calcio, si sa, non è una scienza, e men che meno esatta. Fermo restando che solo la bontà del lavoro delle società e dello staff tecnico può gettare le basi per un’annata di successi, molteplici sono le varianti che possono condizionare una stagione. L’entusiasmo di una piazza come Napoli è di certo uno di questi fattori. L’emozionante gara del San Paolo con la Lazio ha confermato che la squadra riesce a superare gli evidenti limiti tecnici (imbarazzante la prova della difesa per lunghi tratti della partita) con l’ostinazione e la voglia di vincere.Doti naturali di Mazzarri e che il tecnico di San Vincenzo ha trasmesso a i suoi uomini, riuscendo a plasmare un gruppo che ha umiltà e fame di vittoria.
Nell’ormai ottantenaria storia del Napoli è possibile individuare tre epoche di maggiore grandezza, segnate da pochi, eppure sentitissimi, trionfi. I tre periodi sono sempre stati contrassegnati dalla passione e dall’esborso economico di un presidente/padrone di carisma ma legato ad un’idea di calcio che ormai si perde negli almanacchi illustrati. Achille Lauro nel secondo dopoguerra e Corrado Ferlaino nei decenni a cavallo tra gli anni settanta e i novanta hanno dato forma e sostanza alla smisurata passione per il calcio del tifo partenopeo, raccogliendo probabilmente molto meno di quanto tanti sforzi e dedizione meritassero.
E’ proprio nella gestione societaria che, però, colgo il salto di qualità del Napoli attuale al cospetto di quelli guidati dall’armatore Lauro – discusso notabile e sindaco di Napoli – e da Corrado Ferlaino, che pure ha avuto lo storico merito di portare il Napoli, per la prima volta nella sua storia, alla conquista dello scudetto.
I passati sogni di grandezza del Napoli sono sempre stati caratterizzati dall’affannosa volontà di recuperare il gap tecnico dai grossi club del Nord Italia attraverso il sensazionale ed oneroso acquisto del campione di turno, pur in assenza di un preciso e valido progetto tecnico a sostegno di un pur validissimo innesto. E’ quanto è accaduto con gli ingaggi di Pesaola, Jeppson e Vinicio da parte di Lauro o con l’acquisto di “mister due miliadi” Beppe Savoldi e di Diego Armando Maradona da parte di Ferlaino. In quest’ultimo caso l’ignegnere di Cosenza capì che l’investimento della cifra record di quindici miliardi di Lire per l’acquisto del più grande talento del calcio mondiale non poteva essere vanificato dalla pochezza del contesto in cui venne inserit
Successi sfiorati o raggiunti ma sempre nel segno dell’estemporaneità e legati all’estro di un singolo, elementi sintomatici di un calcio andato e di una dimensione di provinciale in cerca di un successo emancipatore. De Laurentis, seppur neofita nel “mondo del pallone”, è manager navigato e sta regalando, ancor prima dei tanti successi sportivi che gli auguriamo, una dimensione societaria di alto profilo nazionale ed internazionale. A dimostrazione di questa tesi ci sono la gestione dei bilanci, la ricomposizione delle tensioni interne ed esterne alla squadra (recenti i rumors su Mazzarri e Bigon tesi ad alterare l’equilibrio dello spogliatoio azzurro) e la condotta del mercato. Ieri costosissimi acquisti di campioni “fatti”, con le conseguenti pressioni di un ambiente che reclamava un urgente successo, oggi acquisizioni di giovani prospetti che assicurano al Napoli futuri campioni con cui puntare ai successi sportivi o, in alternativa, preziose plus valenze su cui costruire la solidità dei bilanci, condizione indefettibile per qualsiasi sogno di grandezza.
Dai due miliardi di Lire per Savoldi ai diciannove milioni di Euro in quattro anni per Cavani c’è tutta la sostanza del nuovo sogno dei tifosi napoletani. A sette giornate dal termine e a tre punti dalla capolista sognare non è più una possibilità ma un dovere, consapevoli che comunque vada il Napoli ha iniziato un cammino che lo porterà lontano.
Per continuare sulla falsa riga del parallelo tra Napoli di ieri e di oggi, vi propongo il racconto della vittoria esterna del Napoli sul campo del Bologna nel campionato 1976/77. Il 16 gennaio 1977si giocava la tredicesima giornata ed il Napoli, quarto in classifica, fece visita alla squadra rossoblù penultima in campionato con soli 7 punti ed in profonda crisi dopo la cessione, l’anno precedente, del proprio gioiello Savoldi proprio al Napoli. La partita fu decisa solo all’ottantesimo da una rete dell’attaccante bergamasco che regalò l’ennesima delusione ai suoi ex tifosi ed il terzo posto in coabitazione con l’Inter ai suoi nuovi compagni.Dopo un buon inizio di campionato il Napoli perse colpi e chiuse la stagione con un modesto settimo posto e la magra consolazione della vittoria nella coppa di lega italo-inglese. Nonostante gli sforzi economici, l’ingaggio di Savoldi sembrò fruttare più in termini di consenso per il presidente Lauro che alle fortune sportive del Napoli. Segno che la propaganda nel calcio non è un’invenzione recente…
Servizio a cura di Pompilio Salerno
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