Accantonati gli affanni del campionato e allontanate, per qualche giorno soltanto, le polemiche nostrane, il Napoli si rituffa nella patinata atmosfera della Champions.La speranza di tecnico, presidente e tifosi è quella che la dimensione europea ridia smalto ad una squadra che sotto il peso della fatica pare procedere a strappi, alternando grandi prestazioni ad altre alquanto opache.
Compito di ogni giornalista e dell’informazione sportiva nel suo insieme è quello di elogiare squadra e società quando i risultati sono in linea o, addirittura, maggiori rispetto ai reali valori espressi – ed è il caso del Napoli – ma anche quello di evidenziarne i limiti e ipotizzare possibili interventi per proseguire nel processo di crescita sia tecnico che societario. I critici più onesti converranno che i cali nelle prestazioni del Napoli non sono dovuti esclusivamente alla gestione del turn over da parte di Mazzarri, che pure ha commesso degli errori (conoscete uomini infallibili?), ma principalmente alla serie d’infortuni che hanno colpito la squadra e alle alternative non in grado di garantire lo stesso livello dei titolari. In attesa del recupero fisico e atletico dei vari Britos, Pandev e Donadel e degli auspicabili innesti nel mercato di gennaio, al Napoli tocca dare fondo a tutte le residue energie per provare a creare le premesse per una stagione che, nel caso arrivasse la storica qualificazione in Champions e un campionato di vertice, sarebbe da considerare esaltante.
Tra la realtà ed il sogno si parano però ancora numerosissimi ostacoli e quello di stasera è di certo uno dei più ostici da superare. Ad attendere gli uomini di Mazzarri nel mastodontico Allianz Arena (nelle gare internazionali Fußball Arena München, nda) sarà il Bayern Monaco nelle cui file fanno a spallate stelle affermate e futuri campioni. Alla lettura delle formazioni i nomi di Ribery, Muller, Neuer, Gomez e Schweinsteiger basterebbero da soli a far tremare le gambe ai calciatori meno esperti del Napoli se non ci fosse qualcosa a rendere meno ostile la marea rossa che riempirà lo stadio bavarese. A “sporcare” la compattezza cromatica e la perfetta dizione teutonica del “gommone” (Schlauchboot) ci penseranno i circa diecimila tifosi azzurri che troveranno posto sugli spalti. Tremila saranno i “regolari” arrivati dall’Italia, accompagnati da altre duemila persone che proveranno ad accaparrarsi un biglietto a poche ore dalla partita. Il resto della pattuglia azzurra sarà composta da tifosi per i quali la partita di stasera riserva un significato in più rispetto agli altri. Quelli per cui il viaggio di ritorno verso casa sarà più breve ma che non saranno accolti al ritorno dal mare del golfo. Italiani di Germania. Li riconosci dai nomi e dalla buffa cadenza dialettale con la quale si tengono attaccati a fatica alle proprie radici, in un senso di appartenenza nazionale che si fortifica quando si è costretti, per un motivo o per l’altro, a vivere a migliaia di chilometri dai posti nei quali si è nati. In anni in cui l’immagine del nostro Paese è infangata dalla condotta di quanti dovrebbero rappresentarlo anche una partita di calcio può contribuire, è quasi triste ammetterlo, a dare lustro all’italianità.
Sugli spalti ci saranno i padri che 22 anni fa assistettero alla semifinale di ritorno di coppa UEFA tra Bayern e Napoli in un mondo in cui si stava sbriciolando il muro di Berlino e l’idea che l’umanità potesse trovare risposte semplicemente prendendo parte a un lato o all’altro di un altro immaginario muro e i figli cui non è data nemmeno più quella vana speranza, in un trapasso generazionale in cui, accantonate idee ed ideologie, a segnare le differenze sono rimasti solo i privilegi. Vi ho già raccontato, in occasione della gara d’andata, di quel Bayern e di come il Napoli di Maradona e Careca seppe domarlo, lascio perciò che le immagini raccontino dell’autorevolezza con cui gli azzurri strapparono nello stadio Olimpico di Monaco il prezioso 2 a 2 con cui conquistarono il diritto a giocarsi la finale di coppa con lo Stoccarda. A prescindere dal risultato quello che mi auguro, lontano da ogni retorica, è che i giocatori del Napoli scendano in campo pensando, anche solo per un attimo, a quanto può valere una semplice partita di calcio e che, nel calcio come nella vita, non sempre è il più forte quello che vince.
A cura di Pompilio Salerno
Di seguito il video racconto della semifinale di ritorno Bayern Monaco Napoli 2-2 (Coppa UEFA 1988/89):
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