Salvatore Bagni, ex centrocampista del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista all’edizione odierna de “Il Mattino” soffermandosi su quel Napoli-Real Madrid di Coppa Campioni dell’ormai lontano 1987: “Diego non faceva che ripetere “Ce li mangiamo, ce li mangiamo”. Cosa facevo io? Pensavo a rispondere a quelli del Real che non facevano altro che chiamarci “mafiosi” e restituire i calci e i pugni che Michel e Martin Vazquez mi davano negli spogliatoi. Quando seppi dell’accoppiamento pensai: poveri loro, sono testa di serie e usciranno al primo turno. Noi siamo stati i vincitori morali di quella sfida. Loro erano il Real, erano stati in vetta all’Europa e al mondo un’enormità di volte. Noi il piccolo Napoli, campione d’Italia per la prima volta che riuscì a metterli in un angolo, quasi in ginocchio, rendendoli a lungo inermi. Passarono loro, e fu solo per un colpo di c…Nel vero senso della parola: Buyo al San Paolo bloccò un tiro di Careca e lì finì la nostra corsa a perdifiato verso la rimonta. Subito dopo fece gol Butragueno e la qualificazione andò a loro. Prima dell’accoppiamento eravamo considerati un pò la mina vagante e nessuno ci voleva incontrare. Ci toccò il Real che io avevo affrontato con l’Inter qualche anno prima e di cui conoscevo le insidie. Quel Napoli aveva grande esperienza internazionale nonostante fosse alla prima partecipazione in Coppa Campioni, sapevamo che con il Real sarebbe stata una gara tra uomini contro uomini ed infatti andò proprio così. Si giocò a porte chiuse, ma potevano esserci anche 100mila tifosi del Real. Nulla sarebbe cambiato. Nello spogliatoio ci coprimmo di insulti e minacce e anche di colpi proibiti. Michel mi affrontò a muso duro, non l’avesse mai fatto. Volava qualsiasi cosa. Luciano Castellini lanciò una borsa con il ghiaccio che colpì il loro allenatore, ma anche io non rimasi con le mani in mano. Loro continuavano ad insultarci chiamandoci “mafiosi, mafiosi”, urlavano. E io e gli altri lanciavamo qualsiasi cosa ci capitasse vicino. Non ci tenemmo nulla. Poi a fine gara ci fu un’altra rissa incredibile. Ed eravamo a casa loro. Al San Paolo per 35 minuti abbiamo soggiogato quella squadra stellare. Loro in campo non esistevano: non era solo questione di cattiveria, disputammo una gara tecnicamente impeccabile. Credo il momento più alto del mio ciclo a Napoli. Ci picchiammo anche a Napoli, queste erano gare per uomini veri, per gente con gli attributi in cui conta il carattere e la grinta. Michel e Martin Vazquez credo che mi abbiano avuto tra i loro incubi peggiori per anni. Rividi Michel che sgranò gli occhi e disse: mamma mia, quanto sei stato cattivo con me. Ma non ero cattivo, volevo solo passare il turno. Ho sempre pensato che se fosse esistita la formula a gironi, noi avremmo fatto strada in quella edizione di Coppa dei Campioni. Il vero rimpianto è che quel primo turno, decisivo, arrivò troppo presto per noi: avevamo una sola partita nelle gambe e la condizione non era proprio al top. Maradona ci rimase malissimo come tutti noi e la gente di Napoli che sognava il passaggio del turno. Che, trent’anni dopo, sono ancora certo che avremmo meritato.”
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