La partita di sabato tra Genoa e Napoli ci offre lo spunto per raccontarvi la storia di uno dei più antichi gemellaggi tra tifoserie italiane e, più in generale, dei valori che il calcio ha smarrito e quelli che, a fatica,mantiene.
L’abbraccio delle tifoserie prima del calcio d’inizio conserverà tutto il suo alto valore simbolico nonostante l’ipocrisia e le contraddizioni di questo calcio e al di là -bisogna ribadirlo- degli stessi errori di alcune (molte) tifoserie che con le proprie condotte negano, di fatto, gli stessi valori di lealtà, condivisione e passione per la propria squadra che a parole riaffermano.
Al riparo dalla retorica dei buoni sentimenti, colgo l’occasione della celebrazione dell’amicizia di due tifoserie per esprimere l’auspicio che il tifo italiano, organizzato o meno, possa compiere il definitivo passo verso l’idea nuova di tifare PER la propria squadra e CONTRO nessuno; verso l’idea di un calcio che torni ad essere uno sport che unisce e non una cassa di amplificazione di odio e frustrazioni.
Esprimo quest’opinione, personale, consapevole della sua intempestività ed impopolarità e nel rispetto di quanti,spesso facendo sacrifici, seguono la squadra in casa ed in trasferta, dando il loro supporto dagli spalti ai ragazzi che in campo provano a ben rappresentare i colori e la passione di un’intera città.
Credo, però, che casi come quelli del commissario Raciti e del tifoso laziale Gabriele Sandri -solo per citare i più recenti- non abbiano nulla a che fare con il calcio e con i valori che dovrebbe distinguerlo.
Il recupero di credibilità e competitività del calcio italiano passa ,inevitabilmente, anche per questo mutamento culturale e dal recupero dei suddetti valori di un sano agonismo, di rispetto per l’avversario e di lealtà sportiva. E’ questo il motivo per il quale mi piace pensare che le tifoserie genoane e partenopee possano fondare la propria indissolubile vicinanza su qell’affinità culturale che porta la gente che vive affacciata sul mare e sul suo porto a riconoscersi come simile, abituata ad interpretare la differenza come ricchezza ed allevata dalla realtà e dalle sue contraddizioni al valore dell’integrazione.
Mi piace pensare, altresì, che il modo migliore per rispettare i tifosi sia quello di sperare che il calcio torni a fondarsi sul principio della lealtà sportiva; un calcio in cui le sorti di una squadra siano legate solo ai propri meriti e alle proprie abilità.
Il giorno in cui si sancì quell’amicizia, bisogna ammetterlo, quel principio venne meno e ricordarlo oggi dà peso e credibilità a tutte le volte che, giustamente, abbiamo denunciato e criticato il calcio corrotto in cui a determinare i risultati sono spesso interessi politici ed economici che inquinano l’immagine stessa del calcio.
Di quella giornata- in cui il Napoli favorì il pareggio del Genoa e la conseguente permanenza in A dei grifoni a scapito del Milan-
bisogna conservare solo il valore inestimabile di un’amicizia e la speranza che questa contribuisca, nel suo piccolo, all’affermazione di un’idea diversa di calcio in cui l’unione tra due tifoserie non debba fondarsi su di un gemellaggio ma solo sul riconoscersi come tifosi.
Questa è la breve cronaca di quella giornata:
Pompilio Salerno
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