Cavani e Icardi hanno la doppia nazionalità: oltre a quella del loro Paese d’origine, posseggono da tempo anche il passaporto italiano. Come nell’età d’oro dei calciatori oriundi (gli anni ’50 e ’60), quando l’Italia intera si mobilitava per trovare nonni e bisnonni a calciatori famosi. José Altafini era uno di quelli: nato in Brasile, ma «italiano» di adozione. «È un bel duello: Cavani vale Messi e Cristiano Ronaldo. Vince la partite da solo. Icardi muove adesso i primi passi, mi ricorda Aguero: però solo in Italia basta un gol di un attaccante per valutarlo già 15 milioni di euro».
Icardi è una meteora o un campione agli albori?
«È già entrato nell’immaginario collettivo perché ha grandi doti e diventerà un fuoriclasse. Ma non è arrivato perché non è ancora un giocatore finito. Al contrario di Cavani, per esempio, che è un uomo-squadra».
Ma non è che è ancora troppo giovane?
«Se sei bravo lo capisci subito, dai primi passi. Io ho un’unica perplessità: conosco bene la cantera del Barcellona, loro i fenomeni non li lasciano partire. Se lo hanno fatto, e per pochi spiccioli, non vorrei che alla fine avessero qualche dubbio sulle sue doti».
Beh, in fondo ha solo 20 anni.
«È che cosa vuole dire? Questa dell’età è una sciocchezza: io nel 1958, a 19 anni ho vinto con il Brasile una coppa Rimet. E insieme a me, con la maglia verdeoro giocava un certo Pelè che di anni ne aveva meno di 17».
Poi subito dopo scelse l’Italia.
«E con la maglia del Milan alla mia prima stagione, a 20 anni, arrivai secondo nella classifica dei cannonieri. Erano altri tempi? Probabile. Ma se sei bravo, l’età non è un limite».
Innamorato pazzo anche lei di Icardi?
«È tipico degli italiani: basta fare un gol in serie A e diventa un campione. Questo ragazzo argentino, però, è bravo, è veloce, è ben dotato fisicamente. Mi ricorda molto Aguero del Manchester City. Ma non provate a metterlo a confronto con Cavani».
Un paragone a sproposito quello col Matador?
«Da una parte c’è solo un giovane promettente che si farà, dall’altra parte un fenomeno».
Ma come: tutta l’Italia canta le lodi di questo giovanotto che gioca nella Samp e lei ne ridimensiona il valore?
«Non c’è storia nel duello con Cavani: quello del Napoli è un campione vero, consacrato. È sottoposto a tante pressioni in maglia azzurra, conosco l’affetto dei napoletani, ma gioca sempre con tranquillità straordinaria perché questo ha carattere. Non deve dimostrare più niente a nessuno: se il Napoli insegue lo scudetto è per il suo rendimento sublime».
Come giudica il calcio di Mazzarri?
«Conta su giocatori di qualità come Hamsik: è l’uomo fondamentale per i gol di Cavani, non so se troverà uno come lui andando via dal Napoli. Così come per me era fondamentale uno come Orlando».
Loro due hanno scelto le loro nazionali d’origini, al contrario di lei?
«Hanno fatto bene, io sbagliai: giocare con l’Italia è stato il più colossale errore della mia carriera. Se fossi rimasto solo brasiliano, avrei probabilmente vinto tre mondiali».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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