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All’inferno e ritorno Juve-Napoli, la rinascita

Nel 2006 erano in Serie B. Domenica sera saranno di fronte per la conquista della Coppa Italia

Andrea Agnelli:

“Scudetto meritato anche perché per riprendercelo siamo dovuti passare attraverso l’inferno“. Fra le tante frasi della festa juventina questa annotazione sulle sofferenze del suo club deve aver fatto effetto pure su Aurelio De Laurentiis, il presidente del Napoli. Che cerca domani sera all’Olimpico lo stessa catarsi: una purificazione dal contagio delle serie inferiori.

INSIEME — Le due finaliste di una Coppa Italia attesa dalle rispettive tifoserie come fosse la Champions, hanno iniziato insieme il viaggio di ritorno dagli inferi: serie B stagione 2006-07. Il Napoli c’era approdato provenendo addirittura dalla C1, la Juve c’era scivolata causa le sentenze di Calciopoli. La SSC Napoli era stata dichiarata fallita il 30 luglio 2004. Il produttore cinematografico mise in preventivo un periodo di limbo. Certo, non avrebbe potuto prevedere che la C1 durasse un anno in più: nel playoff promozione 2004-05 un Avellino ben attrezzato soffiò la prevista promozione in B al capoluogo regionale. L’infinita storia del piccolo Davide che abbatte il gigante Golia.

IMPREVISTO — E così De Laurentiis dovette pazientare un anno in più per cominciare la sua scalata: giugno 2006, eccolo promosso in B. Nel frattempo la Juve di Moggi, Giraudo, Capello e Ibrahimovic vinceva scudetti. Squadra fortissima, ma poi penalizzata dal tribunale sportivo per il comportamento illecito dei suoi massimi dirigenti. E allora, mentre don Aurelio, sotto il Vesuvio, dava la massima fiducia al suo dirigente più esperto, Pierpaolo Marino, a Torino John Elkann, amatissimo nipote dell’Avvocato, prendeva in mano le redini della società di famiglia insediando il nuovo gruppo di comando. Cobolli Gigli presidente, il francese Blanc braccio operativo, Deschamps in panchina.

LETTERA — La B fu una via Crucis affrontata con grande professionalità dai big della squadra a cui vennero aggiunti giovani promettenti e combattenti di categoria: non a caso Alessandro Del Piero, nella sua toccante lettera di congedo, ha citato uno ad uno i compagni di quella esperienza fra i cadetti. Non a caso il popolo bianconero ha versato lacrime vere per il commiato del capitano e ha perdonato subito a Gigi Buffon quel pericoloso errore contro il Lecce. E non è un caso se Pavel Nedved adesso è di nuovo attivo nel club, se David Trezeguet resterà fra gli immortali, se Mauro German Camoranesi troverà sempre posto nei ricordi degli ultrà e se nei confronti di Ibra (che quella discesa agli inferi se la evitò) nessuno prova la minima nostalgia.

RITOCCHI — Sia De Laurentiis che la Famiglia hanno deciso durante la rinascita di rinnovare lo staff tecnico-dirigenziale. Il produttore si è mosso nell’ottobre 2009 ingaggiando il tandem Mazzarri-Bigon poi completato nell’estate 2010 dall’arrivo di Marco Fassone, nuovo d.g., preso proprio dalla Juve. Nella primavera 2010, a Torino, c’è stata l’elezione a presidente di Andrea Agnelli, il quale ha subito coinvolto Beppe Marotta come manager e Delneri in panchina, poi rilevato dall’antico capitano Conte. Con questo assetto la Juve è arrivata allo scudetto senza sconfitte e si gioca a Roma l’imbattibilità stagionale, impresa mai realizzata nella lunga storia del club più amato dagli italiani (nel senso dei numeri di una tifoseria che abbraccia l’intero Paese). E con questo nuovo assetto (ma Fassone è in partenza e Mazzarri tentato da altre squadre) il Napoli cerca il primo trofeo dell’era De Laurentiis dopo un torneo condizionato dalla Champions. Comunque finisca, sarà un successo per due.

Fonte: gazzetta.it

La Redazione

P.S.

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