L’attesa cresce, spasmodica. E con essa anche la voglia di esserci, da parte di tutti i tifosi del Napoli e ad ogni costo. Si spiega in questo modo l’allarme scattato per la finale di Coppa Italia. Al vaglio delle forze dell’ordine c’è, infatti, la probabile presenza, nei settori viola, di molti partenopei. Infatti pare accertato che nel corso della vendita libera molti sostenitori del Napoli residenti in Toscana abbiano scelto di acquistare tali biglietti pur di non perdersi la finale. Così, tra oggi e domani, la Questura di Roma terrà un tavolo tecnico in Prefettura per definire il dispositivo di sicurezza. L’imponente servizio di ordine pubblico certamente fisserà percorsi obbligati e aree di accoglienza separate per le due tifoserie (per quella azzurra sarà la zona di Saxa Rubra), in modo da evitare ogni contatto. Ci sarà una coesistenza molto più serena invece in tribuna autorità dove sono annunciate le presenze del tifoso viola e premier Matteo Renzi, del presidente del Senato Piero Grasso e del sindaco Luigi De Magistris. A Napoli invece già si prepara, come due anni fa, un maxischermo presso la Rotonda Diaz per accontentare coloro che non riusciranno ad andare allo stadio. All’Olimpico ci sarà il sold out: oltre 70mila spettatori per un trofeo che ha vari significati per entrambe le squadre. Per il Napoli in gioco non c’è solo l’undicesimo titolo della sua storia ma anche specifici interessi economici quantificabili in oltre 5 milioni di euro di introiti che possono salire almeno sino a 6 con ulteriori bonus. Nello specifico, infatti, da regolamento della Lega Serie A, al Napoli (come alla Fiorentina) andranno il 50% degli incassi al botteghino di tutte le gare disputate fino alla semifinale di ritorno (compresa). Per il club azzurro sin qui circa 1.1 milioni di euro (lordi) per le gare con Atalanta, Lazio e le due con la Roma in semifinale. A questa cifra va aggiunto il 45% dell’incasso della finale (l’altro 45% è della Fiorentina, il 10% restante va alla Lega Serie A), ovvero qualcosa in meno di 1.5 milioni di euro, dato stimato tra la vendita dei biglietti al botteghino e la cessione dei tagliandi promo-pubblicitari. Una cifra inferiore a quella della finale 2012 con la Juventus, quando l’incasso (per il costo più alto dei ticket) totale fu di circa 4 milioni. La differenza viene in parte recuperata da un “money prize” dai diritti tv più alto, perché i ricavi dalla vendita sono passati da 6 a 9 milioni. Ecco perché alle due finaliste spettano 1.7 milioni provenienti dai diritti tv che si trasformano in 2,5 per la vincitrice. In sostanza il Napoli ha già in cassa 3.2 milioni di euro (4.3 con gli 1.1 lordi degli incassi sino alle semifinali) che possono aumentare sino a 4 milioni (5.1 con gli introiti da botteghino). Per le due finaliste c’è dunque una differenza di circa 1 milione di euro in caso di vittoria (4 milioni) o meno (3.2) della Tim Cup, una cifra tuttavia destinata a salire. Ai 5 milioni totali n casa Napoli andrebbero aggiunti gli eventuali premi previsti dai contratti di sponsorizzazione e da un indotto merchandising che crescerà a partire dalla vendita della maglia della finale. Infine non si dimentichi la partecipazione alla Supercoppa, che prevede una forbice di guadagno variabile tra i 750mila euro e il milione e mezzo in caso di disputa a Pechino (il contratto con la UVS prevede 3.3 milioni di incasso da dividere per due). Nel caso di vittoria azzurra, tuttavia, è impossibile il bis “cinese”, dal momento che il Napoli sarà impegnato nei preliminari di Champions League proprio a cavallo della probabile data della Supercoppa (24 agosto). Un Coppa da vincere per la gloria ma anche perché in ballo c’è un affare da 6 milioni.
Fonte: Il Mattino
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