sospetto era già piuttosto fondato, da domenica pomeriggio è una certezza: il Napoli di Cavani è una cosa, senza Cavani un’altra, e peggiore assai. «Anche lui deve riposarsi, ogni tanto» ha sospirato Mazzarri tentando di scordare l’ennesima delusione del campionato, ma d’ora in avanti l’uruguaiano farà anche gli straordinari: in campo dopo più di 45 minuti di panchina, a Marassi non ha raddrizzato il risultato, però ha trasformato la squadra, le ha restituito pericolosità, è tornato a farla assomigliare a una formazione competitiva. Ma la sconfitta ha segnalato ancora una volta le carenze della rosa azzurra, davvero scarna di alternative: la mancanza di quattro titolari (Cavani, Inler, Aronica e Maggio) e un infortunio a partita in corso (Cannavaro) sono bastati per squinternare i meccanismi e determinare l’ennesimo stop.
Turnover e Champions: gira e rigira l’origine di tutto, il «big-bang» da cui derivano i guai in campionato del Napoli, sono legati proprio a queste due faccende. Con una rosa numericamente ridotta, impossibile pretendere prestazioni da «grande» quando si gioca ogni tre giorni. Il Napoli ha conquistato due punti nelle ultime tre gare. Nel corso della stagione, su 28 gare giocate, in pratica Mazzarri ha alternato appena 14 giocatori della rosa: il record di presenza è di Hamsik (in un modo o in un altro sempre in campo), poi c’è De Sanctis (a 27), Maggio, Inler e Cavani con 26 partite e via dicendo. Quattordici, per l’appunto perché in 14 hanno superato le 20 presenze. Poi il vuoto. Scendendo la classifica spunta Fernandez a quota 12, poi Santana (11), Mascara (9) Fideleff (4) e così via.
In pratica, l’unico vero ballottaggio è quello tra Zuniga e Dossena (entrambi a quota 24 presenze), con l’ex Liverpool e il suo alter ego a intermittenza. In difesa giocano praticamente sempre gli stessi: Fernandez l’argentino prelevato dall’Estudiantes lo scorso anno ha un minutaggio bassissimo. E con l’assenza di Britos per l’intero girone d’andata, nel 3-4-3 giocano sempre gli stessi tre difensori perché nè Grava né Fideleff vengono considerati dal tecnico abituali rincalzi.
Mazzarri ha preso atto delle cadute, delle prestazioni inquietanti e si è rifugiato in quel doppio guaio originale (nell’ottica del campionato, la Champions lo è diventato). In questo scenario l’ennesima domenica nera del Napoli rientra in questa ottica: è un Napoli a due facce e a due velocità. È una squadra in grado di sovrastare a valanga il Milan di Ibrahimovic e far fuori dalla Champions Manchester City e, a distanza di pochi giorni, capace di pareggiare con Novara (fanalino di coda), Siena, Atalanta e Cagliari e perdere col Chievo, il Catania, il Parma e il Genoa. Undici punti (su 18) conquistati contro le prime sei in classifica (tre vittorie, due pari con la Juve e la Lazio e un solo ko con la Roma), appena 15 punti con il resto della serie A. Una squadra che vince poco (solo 7 volte contro le 11 dell’anno scorso) e che rispetto al 2011 ha ben 8 punti in meno.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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