BOLOGNA – Dov’è l’errore, stavolta? i numeri non mentono (quasi) mai e la classifica, impietosamente, sottolinea le differenze: vabbè, i punti; ma poi bisogna andare anche a scovare nelle statistiche, a «leggerle», a scoprire come nasca una distanza così abissale dal vertice e dove – o anche quanto – si concretizzi il gap, ancora sopportabile dalla Roma. Reti subite: la Juventus è arrivata a quattordici, la Roma si è fermata a dieci, la Fiorentina è a venti. Il Napoli, tra le pretendenti alla Champions (o può crederci anche la quinta?) è a ventidue: la peggior difesa delle migliori quattro del campionato. Solo due reti in meno della coppia Juventus-Roma, che fondano il loro (stra)potere anche su attacchi notevoli, con i quali il modulo-Benitez però duella con autorevolezza.
ILLUSSIONE – C’è stato un momento in cui il Napoli ha dato l’impressione (e tale è rimasta, sino a Bologna) di aver imparato la lezione: due partite senza subire gol, quelle con la Sampdoria ed il Verona; era successo solo una volta quest’anno, contro il Genoa ed il Livorno (dunque alla settima e all’ottava). Avversari non straordinari, però poi alcuni di loro rilanciati: il potenziale offensivo del Verona è nelle cifre – ma anche nella capacità di vincerne otto su dieci in casa – quello della Samp è emerso a Torino, sabato sera, con due reti (e però al San Paolo i doriani colpirono tre pali, con conclusioni dalla distanza). Però centottanta minuti sereni, un indizio. Non una prova.
ALLARME – Perché poi con l’Atalanta, in coppa Italia, il Napoli ha subito subito, in maniera anomala, lasciando il contropiede, che ha cominciato a denunciare un malessere fisico di Albiol che non si ferma praticamente mai. E pure a Bologna, sul primo gol, l’interpretazione del movimento è un po’ blanda (diagonale sbagliata, lasciando battere sul tempo da Bianchi) e arriva dopo un errore in alleggerimento che gli costa un giallo. Poi, il «fattaccio» del novantesimo, con palla da angolo mal governata (c’è il fallo, ma Albiol perde Bianchi).
PROBLEMI – L’assenza di Zuniga pesa, eccome: perché toglie certezze alla squadra soprattutto in fase di palleggio e di uscita; e poi comunque priva il Napoli di un centrometrista che, nel caso in cui partano gli avversari, sia in grado di andarli a riprendere. Ma stavolta, incredibile ma vero, sia in un caso che nell’altro, la leggerezza è a difesa schierata, dunque in situazioni agevoli; e poi su angolo, un deficit abbondante in passato ma che pareva rimosso.
FUORI UNO – Contro il Chievo, sabato, Benitez dovrà cambiare: non avrà Fernandez, squalificato, per somma di ammonizioni. Il meccanismo degli avvicendamenti prevede, quasi automaticamente, lo spostamento di Albiol a destra, con Britos che va a fare il centrale di sinistra: dunque, ognuno al proprio posto. A meno che Cannavaro non abbia una possibilità (difficile, visto che è sul mercato). Ma la questione non riguarda gli uomini, semmai i movimenti di una difesa che stavolta si piega su se stessa: perché le due reti subite non arrivano su azione manovrata (Diamanti è sul posto, quando crossa, ed è defilato) e dunque non chiamano in causa la protezione, lo schermo del centrocampo. E’ un allarme…?
Fonte: Corriere dello Sport
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