Dopo la parentesi londinese dell’Emirates Cup, povera dal punto di vista dei risultati, ma ricca di utili indicazioni in vista del campionato, il Napoli riabbraccia il San Paolo, per la grande festa di Venerdì sera. Ospite d’eccezione il Benfica, storico club portoghese, recente vice campione di Europa League, sconfitto in finale proprio da Benitez, allora tecnico del Chelsea. Una gara che sarà il clou di una serata di festa, in cui sarà presentato il nuovo inno del Napoli e introdotta la novità delle cheerleaders.
BENFICA, LA STORIA – Lo Sport Lisboa e Benfica, comunemente conosciuto come Benfica, nasce come polisportiva nell’anno 1908, quando il club calcistico Sport Lisboa si fonde con la squadra ciclistica dello Sport Club e Benfica. Questa fusione è ancora visibile tutt’oggi nello stemma societario che prevede un’aquila su di una ruota di bicicletta. Nei primi anni la squadra vince addirittura 10 campionati regionali, mentre la prima uscita nazionale, nella Coppa del Portogallo (allora valevole come campionato) si conclude in semifinale. Il successo arriverà comunque nel 1930, bissato anche l’anno successivo. Nel frattempo nel 1934 prende forma anche il campionato portoghese. Il Benfica sotto la guida dell’ungherese Loripo Hertza si impone già nella seconda stagione, diventando in breve tempo una delle squadre più forti degli anni ’30. Nel secondo dopoguerra una tragedia è legata al nome del Benfica. I lusitani furono infatti gli ultimi avversari del Grande Torino, squadra capace di dominare in Italia e in Europa, i cui giocatori moriranno a Superga proprio sulla via del ritorno da Lisbona.
Gli anni ’60 rappresenteranno il decennio d’oro del club che, con in panchina l’ungherese Bela Guttman e in campo il fuoriclasse Eusebio riescono a vincere per ben due volte la Coppa Campioni. In entrambe le occasioni furono battuti i due club spagnoli più prestigiosi, prima il Barcellona e poi il Real Madrid. Alquanto particolare quanto successe al termine della gara col Real. Il tecnico Guttman, vistosi rifiutare un premio partita per la conquista del trofeo rassegnò le dimissioni, lanciando al contempo una “maledizione” sul Benfica: “Il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni”. E la storia sembra dargli ragione. Da allora il Benfica non ha più avuto fortuna nelle coppe europee, perdendo la bellezza di sette finali tra Champions e Europa League. Un destino beffardo per il club portoghese che non riesce più ad essere vincente fuori dai confini nazionali. In patria comunque il Benfica può vantare la bellezza di 32 campionati vinti e 24 coppe nazionali
BENFICA, LA ROSA – Allenato da un gotha del calcio portoghese come Jorge Jesus, il Benfica può schierare un undici di tutto rispetto. Tra i pali una vecchia conoscenza della Serie A, l’ex Roma Arthur. Completano il reparto difensivo un pacchetto di centrali di assoluto valore, come Ezequiel Garay e Lisandro Lopez. Melgajero e Maxi Pereira sono invece i terzini con licenza di spingere. Coppia di centrocampo formata dall’ex Chelsea Nemaja Matic e dall’argentino Enzo Perez. Più avanzato il talentuoso Gaitàn, il quale all’occorrenza può svariare su tutta la trequarti. Attacco giovane e letale: Ola John ed Eduardo Salvio, 44 anni in due, hanno licenza di aprire le difese avversarie. Entrambi godono di grandissima stima ed hanno attirato su di loro l’interesse delle big europee. La punta centrale solitamente è Oscar Cardozo, goleador che di certo non ha bisogno di presentazioni, ma l’ormai prossima cessione rende difficile una sua presenza da titolare al San Paolo. Le alternative potrebbero essere o il brasiliano Lima o il giovane spagnolo Rodrigo. Menzione dovuta anche per il 32enne capitano Luisao, difensore d’esperienza e per il giovane talento serbo Lazar Markovic.
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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