Un poker d’assi di picche che batte il re. Combinazione impossibile sul panno verde; possibile e amara sul prato verde. Un poker di partite di campionato senza vittorie per il Napoli: tre pareggi e una sconfitta nelle ultime quattro giornate.
Una serie negativa, soprattutto per gli avversari affrontati, che richiama quella – più lunga – del 2010: 8 gare senza vittorie (5 pari e 3 k.o. dal 30 gennaio al 21 marzo). In barba alla voglia di inseguire il terzo posto e l’ennesima impresa della gestione di Walter Mazzarri. Eccolo, il problema vero: perché il suo Napoli ha abituato a stupire e volare. E così, in certi casi, le fisiologiche difficoltà di una squadra, comunque agli ottavi di finale di Champions League e in semifinale di Coppa Italia, possono apparire un’assurdità. Come un poker d’assi di picche.
GLI ARBITRI – Fatto sta che il Napoli non vince dalla trasferta di Palermo: 3-1 e fuochi d’artificio per la prima dopo Capodanno. Anno nuovo cominciato al massimo, con l’adrenalina a mille e gli interpreti gasati, e poi gradualmente vissuto come una delusione crescente: pareggio con il Bologna al San Paolo acciuffato per i capelli su calcio di rigore; replica a Siena, con rigore fallito e successiva capocciata di Pandev; batosta a Genova, con azione del terzo gol di Palacio viziata da un fallo su Maggio; pari con il Cesena ancora in casa con gol regolare annullato a Pandev. Decisioni arbitrali che hanno fatto, legittimamente, infuriare il Napoli. Episodi decisivi.
LA FORTUNA – E allora, se è vero che in questa stagione piena zeppa d’impegni di coppe si contano più passi falsi rispetto al recente passato, è altrettanto vero che agli azzurri, in campionato, non ne va bene una: è sicuramente questo, uno degli elementi decisivi (in negativo) rispetto alla stagione precedente. Le famose rimonte, oppure le vittorie in quella che fu definita zona-Mazzarri o zona-Napoli, s’infrangono sempre su un muro: un gol annullato, altri falliti sciaguratamente o magari clamorosamente. L’anno scorso non accadeva mai. O comunque accadeva meno.
LA TATTICA – Il gioco, invece, è quello di sempre: idee, possesso palla, contropiede micidiale, superiorità, occasioni. E non è un caso che gli avversari del Napoli adattino praticamente sempre il loro modulo a quello degli azzurri: sì, cambiano tattica e troppo spesso si chiudono a riccio. Rinunciando a giocare e dedicandosi alle barricate perché il Napoli fa paura.
UOMINI E FUTURO – Certo, è innegabile che alcuni uomini chiave, magari poco avvezzi alla gestione delle energie nervose su tre fronti, stiano accusando un calo psicofisico, ma come dimenticare che il Napoli è agli ottavi di Champions e in semifinale di Coppa Italia con il Siena? L’impennata in campionato è ancora possibile. Questa squadra e il suo allenatore hanno guadagnato il credito dell’attesa. Fino alla fine.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.