Non è ancora diventato un vero tabù ma quasi. In campionato, il Napoli non riesce più a vincere in casa. Soffre oltremisura l’avversario, pronto a colpire in controfuga ed a fiondarsi in quegli ampi spazi lasciati liberi che a volte sembrano praterie. E’ capitato con il Chievo e il Palermo, avversari neanche così ambiziosi nel massimo torneo italiano. Una sconfitta ed un pareggio, con ben quattro gol al passivo, questo lo score degli uomini di Benitez nelle due gare disputate fin qui al San Paolo. Quello che una volta era considerato un fortino, puoi mai diventare all’improvviso terra di conquista per chiunque? Ecco che con il Torino, il Napoli dovrà per forza di cose invertire la tendenza. Tornare alla vittoria, anche per frenare quella disertazione degli spalti che comincia a farsi preoccupante. E riportare entusiasmo in un pubblico che non aspetta altro che tornare ad emozionarsi per un gol di Higuain o di chiunque altro purché si evitino ulteriori mortificazioni. Nelle precedenti esibizioni, la gente lasciò lo stadio sfiduciata, disapprovando sonoramente. Ora qualche segnale incoraggiante è arrivato dalle due vittorie in trasferta, una a Reggio Emilia con il Sassuolo, l’altra in Europa League a Bratislava. Due vittorie in cinque giorni. Il Napoli ha ritrovato autostima e convinzione. Meno svagato e più concreto. Forse anche più reattivo rispetto a qualche settimana fa. Ma occorre il tris per confermare il trend, centrando così anche la prima vittoria in campionato tra le mura amiche. E per ottenerlo non basta solo l’intelligenza, come sostiene Benitez, anche cuore, gambe, cattiveria agonistica. Le qualità che da sempre sono state le caratteristiche del Napoli quando si esibiva nella suo habitat preferito. Esattamente un anno fa, gli azzurri piegavano al San Paolo i vice-campioni d’Europa del Borussia Dortmund. Sempre nel campionato scorso a Fuorigrotta raramente gli azzurri concessero punti agli avversari. Bisogna soltanto ripristinare la legge e giocare con la dovuta determinazione.
L’EQUILIBRIO. Diverse l’una dall’altra nel loro sviluppo le precedenti gare casalinghe, concluse entrambe senza vittoria. Con il Chievo Verona, il Napoli attaccò ininterrottamente senza riuscire a trovare la via del gol. Con il Palermo, invece, non bastarono tre reti perchè altrettante ne vennero incassate. Serve equilibrio, quindi. Ma c’è bisogno innanzitutto di riacquistare maturità tattica e saper leggere tra le pieghe di una gara che comunque si presenta spigolosa. Per riassaporare il gusto di una vittoria al San Paolo, il Napoli dovrà giocare da squadra e non peccare di egoismi, come accaduto con il Chievo; aiutarsi a vicenda quando l’avversario entra in possesso di palla e non restare a guardare, come successo con il Palermo. Se le lezioni saranno servite a migliorare, lo si vedrà stasera al cospetto del Toro di Ventura che in quanto a cameratismo in campo ne ha da vendere.
L’ACUTO. L’unico sussulto al San Paolo, nel giro di due mesi, è avvenuto in Europa League contro lo Sparta Praga. Quella sera il Napoli tirò fuori l’orgoglio ed il carattere dei tempi migliori piegando un avversario che s’era illuso di poter strappare un risultato positivo. E quella sera, i quindicimila dello zoccolo duro accorsi a Fuorigrotta seppero trasmettere una carica non da poco. Succederà così anche con il Toro dal momento che saranno i soliti fedelissimi ad occupare gli spalti. Resta innegabile che proprio sul campo-amico il Napoli quest’anno ha compromesso l’accesso alla Champions. Quel pari interno con l’Athletic Bilbao, frutto di una gara affrontata senza il necessario nerbo, rese già problematico il superamento dei preliminari. Ecco che «espugnare» il San Paolo per la prima volta anche in campionato, potrebbe rappresentare un trampolino di lancio per il futuro e far dimenticare
Fonte: Corriere dello Sport
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