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Alessandro Riccio (all. Primavera Carpisa): “Settore giovanile serbatoio della prima squadra”

Con l’inizio dei campionati ripartono le interviste, di Ciardiello, con Mister Riccio, allenatore della squadra Primavera e responsabile tecnico del Settore Giovanile.

Come è andata la scorsa stagione dal suo punto di vista, sia per la squadra che per le singole ragazze?
 La stagione scorsa, nel complesso, è andata bene perché forse era la più difficile, in quanto se si considera che l’anno precedente, a sorpresa, siamo arrivati alle finali nazionali, questa doveva essere una stagione di assestamento per i tanti cambiamenti avvenuti in termine di organico. Infatti, con grande soddisfazione, un buon numero di ragazze sono approdate in prima squadra durante tutto l’anno e, se si considera tra chi ha fatto parte della rosa per l’intera stagione, chi invece ha preso parte agli allenamenti e chi ha fatto qualche apparizione, anche in panchina, non è stato sempre facile trovare un ritmo costante. Però la stagione è stata positiva perché, nonostante le difficoltà incontrate e, grazie ad un certo tipo di lavoro fatto anche l’anno precedente, basato soprattutto sul cambio della mentalità e dell’approccio nei confronti di questo sport da parte delle donne, siamo riusciti ad andare avanti sfiorando ad un certo punto della stagione anche una clamorosa qualificazione alle fasi nazionali in un girone difficile contro squadre come la Roma, Lazio, Perugia, Jesina, che proprio contro di noi ha perso l’imbattibilità, l’anno prima aveva perso la semifinale nazionale solo contro il Torino poi laureatosi campione d’Italia di categoria. Ripeto, abbiamo lottato fino alla fine contro queste squadre, che fino ad un anno prima non si pensava assolutamente di competere, l’eliminazione matematica è avvenuta solo a Roma contro la Roma nel girone di ritorno. Invece, per quanto riguarda le singole ragazze, a mio avviso è andata ancora meglio perché comunque sia, hanno acquisito più esperienza, ricordo inoltre che la squadra ha partecipato anche al campionato di serie C Regionale fuori classifica, acquisendo anche una certa continuità giocando ogni settimana, vivendo la partita come un fattore normale e non più come un evento. Poi, ripeto, il salto in prima squadra di alcune e le convocazioni agli stage della Nazionale Under 17 di altre, cosa che prima nella Primavera del Napoli Carpisa Yamamay non era mai avvenuta, hanno sicuramente contribuito alla crescita calcistica ed umana di ognuna di loro, che sono certo e sicuro, metteranno a disposizione del gruppo e delle nuove entrate per cercare di mantenere sempre un certo livello mirato alla costante ricerca del miglioramento.

Quali sono le sue aspettative, quest’anno? Su cosa punta maggiormente?
Le mie aspettative quest’anno sono uguali a quelle di quando sono approdato nel Napoli Calcio Femminile e, sposano in pieno il progetto e le idee societarie, cioè quelle di formare calciatrici in prospettiva valide, sempre più pronte e competitive, per creare un vero e proprio serbatoio per la Prima Squadra. In modo da costruire la calciatrice di alto livello in casa. Tutto ciò senza trascurare un concetto a me molto caro, DIVERTIRSI ma in maniera seria! Cercando di trasmettere alle ragazze una logica di bel gioco. A me interessa far capire loro che le partite si possono vincere anche proponendo e producendo un bel gioco, divertendosi e facendo divertire anche chi le guarda, senza aver paura di sbagliare e senza avere ansie e stress inutili, creando un atmosfera piena di tranquillità e serenità in modo da mettere tutte a proprio agio e, quindi di potere esprimere tutto il loro massimo potenziale. Vincere una partita solo per demeriti dell’avversario senza saper fare uno stop ed un passaggio, non saper stare in mezzo al campo e, correre a vuoto, non so a quali vantaggi può portare in futuro. Per fare ciò, ci vuole tanto tempo e lavoro, con i giovani soprattutto tanta pazienza, si deve sapere aspettare. Certo questa non è la via più semplice per arrivare a risultati immediati, ma sicuramente è la strada più giusta per fare dei buoni investimenti in futuro e, cercare di ottenere risultati importanti e duraturi nel tempo e non successi momentanei. Poi se ci sono anche i risultati tecnici sul campo, ben vengano, sicuramente non sono la priorità in un settore giovanile, ma dal mio punto di vista sono comunque importanti perché servono ad infondere autostima all’interno del gruppo e, soprattutto aiutano a costruire quella mentalità vincente che in ogni caso contraddistingue le grandi squadre. Personalmente punto molto sul lavoro svolto in settimana, sui sacrifici delle ragazze e sulla meritocrazia. Molte volte si sente dire ‘…Punto sul gruppo…’, ma secondo me, se il gruppo non è basato sul lavoro ed i sacrifici, può anche essere compatto ma se pensa solo a fare gite e a scherzare si perde solo tempo. Quindi io mi baso esclusivamente sul lavoro, il sacrificio e la meritocrazia che danno forma al gruppo e, di conseguenza sulle motivazioni che nascono lungo questo percorso e, di quanto ogni singola ragazza è disposta a mettersi in gioco ed a raggiungere un obiettivo. Poi, come dicevo prima, mi baso sul lavoro e sull’esperienza delle ragazze fatto nei due anni precedenti, sperando che certi errori di ingenuità e presunzione non vengano più commessi, ad esempio la stagione scorsa ad un certo punto la squadra si è ‘imborghesita’ pagando dazio in qualche partita importante e siamo stati puniti meritatamente. Altri punti molto importanti su cui mi baso sono l’umiltà, la determinazione, la voglia di arrivare, insegnando alle ragazze ad essere sempre disponibili nei confronti della compagna in difficoltà, io dico sempre alla squadra ‘In campo voglio 22 sorelle che si aiutano una con l’altra’, poi la consapevolezza, il rispetto dei ruoli ed il rispetto dell’impegno preso. Questi concetti sono sicuro eviteranno tanti problemi in futuro, non perdendo mai di vista la scuola e lo studio che sono la priorità assoluta. A mio avviso le partite non si vincono 5 minuti prima negli spogliatoi, ma la vittoria è frutto di un lavoro costante svolto in precedenza.

Ci sono alcune new entry: chi sono e da dove vengono? Soprattutto, cosa pensa possano cambiare in questa squadra?
Si, ci sono delle new entry, ed io penso che quando si incomincia a fare un discorso più serio ed agonistico, è giusto all’interno di un gruppo incominciare a fare un minimo di selezione e, quindi fare delle scelte in prospettiva ed in ottica della prima squadra. Ovviamente si spera di cambiare sempre in meglio apportando le giuste modifiche dove ce ne bisogno. Le new entry sono: Cuomo Rossella classe 97’ Attaccante, proveniente dal Vico Equense; Giuliano Raffaella classe 98’ Difensore, proveniente dalla nostra squadra degli Esordienti; Grieco Myriam classe 95’ Centrocampista, proveniente dal calcio a 5 Nocera; Iavarone Stefania classe 95’ Centrocampista, proveniente dalla nostra squadra delle Giovanissime; Itro Annalisa classe 95’ Difensore, proveniente dalla nostra squadra delle Giovanissime; Marra Carmen classe 97’ Attaccante, proveniente dalla nostra squadra delle Giovanissime; Ed infine la più piccola, ma solo di età, Parnoffi Alessia classe 99’ Portiere, proveniente dalla nostra squadra degli Esordienti. Sicuramente le nuove porteranno all’interno del gruppo ancora più entusiasmo e sono certo che le “veterane” faranno di tutto per farle inserire ed integrare bene all’interno dello spogliatoio. Sono sicuro che le nuove porteranno anche più concorrenza che, gestita in maniera adeguata, non può fare altro che bene al gruppo, in quanto alzerà sicuramente il livello di competizione, le ragazze sanno benissimo che con me a livello giovanile la squadra “titolare” non esiste. Sono ragazze e stanno attraversando una fase di crescita molto delicata, quindi di conseguenza sono volubili ed è ovvio che gioca chi mi assicura maggiori garanzie sotto ogni punto di vista, poi sta a loro mettermi in difficoltà nelle scelte.

E’ soddisfatto della convocazione in Nazionale Under15 che l’anno scorso due delle sue ragazze, anche grazie a lei, hanno ricevuto? Secondo lei questo si può ripetere, magari anche con altre calciatrici?
Certamente sono contentissimo, sarei un ipocrita se non lo fossi. Penso che queste alla fine siano le vere vittorie, le vere soddisfazioni, i risultati positivi che gratificano e ripagano veramente il lavoro e lo sforzo profuso dai tecnici che operano all’interno dei settori giovanili. Poi sia ben chiaro, dal mio punto di vista, un allenatore non inventa assolutamente niente nel calcio e non ha nemmeno la bacchetta magica, quindi se hai una giovane valida e di prospettiva è perché ha delle doti già di suo e non perché gliele da l’allenatore. L’allenatore deve essere solo bravo a capire, intuire e a far venire fuori queste qualità nel miglior modo possibile e con i tempi giusti. Voglio ricordare che oltre alla Cuciniello e la Giuliano che sono state convocate allo stage di Norcia, in precedenza erano già state convocate, sempre con la Nazionale Under17, Longobardo e Moraca. Credo che alla fine anche per la Società è motivo di grande orgoglio avere delle giovani nel vivaio che hanno indossato la maglia della Nazionale e, penso che sia uno stimolo in più per tutte le ragazze a fare meglio. Anche se poi credo che alla fine qui un allenatore debba assumere un ruolo fondamentale, cioè quello di far capire alla ragazza o eventuali ragazze, che hanno ricevuto qualche convocazione, che la Nazionale a questa età è un punto di partenza e non un punto di arrivo. Perché è solo da quel momento in poi che gli altri si aspetteranno sempre qualcosa in più da loro e, quindi dovranno dare sempre il massimo perché è legge di natura che nel calcio dopo che qualcuno fa qualcosa di buono sta sotto gli occhi di tutti e diventa inevitabilmente o un esempio o un termine di paragone e, se poi sbaglia spesso o comunque non mostra impegno e, pecca di presunzione subito è giudicato male. Quindi un mio consiglio è stare sempre con i piedi per terra e non montarsi la testa, nel calcio è fondamentale. A mio avviso la convocazione in Nazionale si può ripetere anche per altre calciatrici, ultimamente ho visto i Mondiali Under20 in Giappone, non è una critica per carità è una mia opinione personale, ma si sono visti tutti i limiti del nostro sistema calcio femminile, onestamente in giro c’è di meglio. Se solo i vari selezionatori uscissero per qualche volta dai soliti giri e dai soliti confini, esercitando un’osservazione su tutto il territorio nazionale e venendo a pescare anche al Sud, dove si cerca di fare calcio seriamente e, cercando di far cadere i soliti pregiudizi e luoghi comuni sul calcio femminile al Sud, forse qualcosa di buono esce fuori, incentivando anche tutto il movimento. Onestamente ogni volta che leggo le convocazioni delle varie Nazionali Italiane per ogni categoria, nel 98% dei casi vedo solo squadre del Nord, massimo fino al Centro…..Poi nelle Nazionali Giovanili non ne parliamo proprio, il Sud non esiste. 

Come vede le sue ragazze durante gli allenamenti e le partitelle, come quella di giovedì 13 contro le Giovanissime?
Con gli occhi… Nel senso che ogni allenatore vorrebbe vedere la propria squadra dare sempre il massimo negli allenamenti come nelle partite. Io so di essere esigente e pretendere sempre qualcosa in più e, vedo anche che la squadra cerca di dare sempre il massimo, però è ovvio e ripeto che abbiamo a che fare con ragazze in età particolare, di crescita sia umana che sportiva e, non sono ancora atlete formate con un grande vissuto storico alle spalle. Quindi è normale aspettarsi qualche calo di tensione poi, la scuola, lo studio, un brutto voto preso ad un compito o ad un interrogazione, la famiglia, le varie amicizie, ecc… Sono fattori che influiscono molto sulla loro crescita, per questo sono volubili, ed è fisiologico non essere sempre al 100%. Per quanto riguarda la partita in famiglia di Giovedì 13 settembre contro le Giovanissime, tra l’altro giocata in una cornice stupenda come quella dello Stadio Collana al Vomero, è stata prima di tutto suggestiva per le ragazze, che come infatti immaginavo non si sono per niente risparmiate e hanno dato il massimo. Se teniamo conto che è stata la prima partita, in fase di preparazione, allora nel complesso va bene, ma se devo andarla ad analizzare non va tanto bene in quanto se è vero che dei fondamentali e dei principi li hanno assorbiti bene, alcuni meccanismi si devono ancora oleare e, da qualcuna in mezzo al campo voglio più personalità, carattere e cattiveria agonistica. Però siamo all’inizio e va bene così. 

Adesso non è più soltanto l’allenatore della squadra Primavera, ma è anche il Direttore Tecnico del settore giovanile. Come mai? Che compiti ha adesso?
Si, come mai…Non lo so, spero solo che qualcosa di buono sia stato fatto e che ogni risultato raggiunto e conquistato sia stato frutto di un buon lavoro, sul campo e fuori. Ma credo che al di la di quelle che possano essere le capacità o le competenze tecniche, penso si è notato in me una particolare sensibilità ed attenzione verso quelli che sono i settori giovanili. Io sono uno che crede molto nei giovani e nel loro potenziale, sono loro la base di tutto, a patto che vengano istruiti, guidati e non lasciati soli, visto che oggi oltre alla famiglia non ce ne sono più di punti di riferimento. In Italia, nel calcio, a tutti i livelli sia maschile che femminile, come in tutti gli altri sport e discipline, purtroppo non si pone la questione giovani e, di conseguenza non si pongono neanche i rimedi necessari per risolvere i problemi dei vivai. Purtroppo mi sto rendendo conto che non è solo un problema di carenze di strutture, attrezzature, spazi, tempi, soldi, ecc…. Ma in Italia e, soprattutto nel calcio femminile italiano, manca proprio la cultura, la mentalità giusta da parte di quelle che sono in primis le società e, poi le istituzioni, per lavorare con i giovani. Nel calcio femminile in particolare, ho quasi la sensazione che i settori giovanili non servono e, secondo me è un controsenso perché, ci dovrebbe essere più attenzione verso i vivai del calcio femminile in quanto la risorsa umana è minore rispetto a quella del calcio maschile e, a meno che una società non ha tanti soldi per potersi permettere economicamente trasferte a livello nazionale ogni settimana durante il campionato e, “accaparrarsi” le solite giocatrici buone che ci sono in circolazione, le altre squadre su che si basano? Il cambio generazionale è fondamentale nel calcio, se esso è mediocre allora in futuro si avrà un calcio mediocre… Forse aspettano anche loro gli Sceicchi!!! Secondo me questo spiega anche uno dei motivi perché, ad esempio, c’è un dislivello tecnico pauroso ed enorme tra quella che è la Serie A e la serie A2 e, avendo così un livello basso di gioco, di conseguenza va anche a discapito dello spettacolo, ed ecco che continua ad esserci anche una miniore attenzione pubblica. I giovani, oggi, sono gli unici ad assimilare un’idea di calcio moderno. Si parla solo, ma non si fa mai niente, sono pochi quelli che credono nei giovani, perché la verità è che si deve faticare di più ed i risultati non sono immediati e quindi poi dei business non si possono mettere in moto come avviene per alcune prime squadre. In Italia vige l’imperativo vincere, vincere a tutti i costi e sopra ogni cosa anche a discapito di tutto e tutti, non pensando a quelle che poi dopo possono essere le conseguenze, con una ricerca spasmodica del risultato sin dalle categorie più piccole, non facendo crescere bene i giovani, non curando gli aspetti tecnici fondamentali e trasmettendo loro solo una mentalità difensiva, paura di subire gol, paura di giocare e ansie pre partita. Quindi vista la crisi economica, fortunate e sagge quelle società che investono e investiranno in strutture, attrezzature e soprattutto in istruttori e allenatori competenti e preparati per i settori giovanili che, soprattutto, non si adagiano sulle condizioni imposte e non scendono a compromessi. Mi auguro che questo accada, perché oggi non è così, ed io sono convinto che piccole talenti in giro ci sono e, se la loro passione è il calcio, gli si deve dare l’opportunità di farsi notare, ripeto sono loro che possono assimilare più facilmente un’idea di calcio moderno. Oggi si parla tanto del calcio Spagnolo, della famosa “cantera” del Barcellona e, delle vittorie della Spagna in quest’ultimi anni, non solo della Nazionale maggiore maschile, ma anche delle varie selezioni under e non solo, perché le nazionali Spagnole vincono anche nel femminile, ad esempio con la Nazionale Under17 che ha vinto il titolo Europeo per il secondo anno di fila. Ma è ovvio che in Italia si parla solo dei risultati ottenuti dal calcio spagnolo, ma non del lavoro fatto in precedenza e degli investimenti fatti nei settori giovanili e, su quale modello si basa il calcio spagnolo, eh no… è troppo faticoso per noi, solo al pensiero e poi, diciamo la verità, ci vuole troppo tempo per vincere, aspettare non è una delle nostre qualità migliori. Questa è la mia opinione in generale sui settori giovanili. Per quanto riguarda la mia posizione io sono contento, ma non mi sento pienamente soddisfatto. Ho la fortuna di fare parte di una società che è l’unica in Campania che si adopera nel calcio femminile giovanile, ma le difficoltà sono tante ed è difficile fare calcio giovanile in Campania e a maggior ragione nel calcio femminile e le condizioni non sono proprio ideali sotto tanti punti di vista. Nonostante ciò, però, siamo riusciti, con il grande impegno e lavoro sul territorio da parte del DG Italo Palmieri, Fulvio Gais, il DS Bruno Moriello e l’instancabile Segretario Generale Riccio Raffaele, nel giro di 2 anni, ad allestire un intero vivaio a partire dalla categoria Piccoli Amici – Pulcini – Esordienti – Giovanissime – Serie C – Primavera Nazionale, siamo l’unica Società in Campania ad avere un settore giovanile Femminile, tanto è vero che a differenza delle altre Regioni, siamo costretti a far giocare le categorie Piccoli Amici, Pulcini, Esordienti e Giovanissime in tornei e campionati maschili!!! Proprio perché non esistono in Campania altre Società di calcio femminile che hanno queste categorie. Questo può essere un vantaggio, ma anche uno svantaggio perché, da un lato le ragazze che giocano contro i maschi hanno la possibilità di sviluppare una maggiore aggressività e reattività e, abituarsi a giocare a ritmi più elevati, dall’altro ci può essere uno scoraggiamento a livello psicologico da parte delle ragazze in quanto sentono l’esigenza di confrontarsi e misurarsi contro le pari sesso e non possono farlo. E’ ovvio che il mio compito è quello, nei limiti degli impegni della Primavera che è la mia squadra, di seguire, far crescere e formare calcisticamente tutte le ragazze, tutto ciò esclusivamente ed in funzione della Prima Squadra. Questo avviene seguendo, quando posso, più da vicino gli allenamenti e le partite delle varie categorie, parlando molto con gli allenatori e avendo tanta disponibilità nei confronti di tutti, creando una sinergia con tutti i tecnici del settore giovanile, costruendo un ponte, dalla Primavera alla Prima Squadra. Tutto questo ovviamente senza lasciare nulla al caso, cercando di formare una Primavera Nazionale sempre più competitiva composta da ragazze di prospettiva che possono essere una vera e propria risorsa concreta e di livello per la Prima Squadra. Ci tengo, in oltre, a dire che dal 2010 ad oggi, sono passate dalla Categoria Giovanissime alla Primavera Nazionale ben 13 ragazze e nella stagione appena incominciata sono passate dalla Categoria Esordienti alla Primavera Nazionale 2 ragazze ed, in quest’ultimi 2 anni sono passate dalla Primavera Nazionale alla Prima Squadra ben 4 ragazze, senza considerare chi ha fatto anche qualche presenza, anche in panchina e, chi invece ha esordito anche per qualche scampolo di partita in A2. Speriamo di continuare così e, portare avanti questo progetto con tanto entusiasmo come fino adesso abbiamo fatto e, con l’aiuto ed il supporto di tutti, perché lavorare con i giovani e per i giovani non è assolutamente facile e non è da sottovalutare. Se noi gli diamo tanto, loro ci ripagheranno almeno il doppio.

Fonte: napolicalciofemminile.it

La Redazione

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