Giocava da “libero”, quando ancora esisteva questa figura tattica. Alessandro Renica era un signor “libero”, ha conquistato scudetti e Coppe in azzurro. A Napoli lo si ricorda anche per i suoi gol alla Juve, tre in particolare e tutti storici. La punizione da oltre venti metri che passò sotto le gambe di Tacconi, il rigore di un memorabile 5-3 a Torino e poi… «E poi il gol più importante della carriera, il più bello della mia vita: all’ultimo secondo dei quarti della Coppa Uefa ’89», racconta Renica, attuale allenatore del Trissino Valdagno in serie D.
All’andata il Napoli aveva perso per 2-0.
«Ritorno al San Paolo con 90mila spettatori. Alla fine del primo tempo avevamo annullato lo svantaggio con Carnevale e un rigore di Diego. Secondo tempo e supplementari sempre nella loro area, ma la palla non voleva entrare. Guardai il tabellone, mancava un minuto, eravamo tutti in avanti. Azione confusa, palla comunque a Careca che crossa. Non chiedetemi perché mi trovassi al centro dell’area in posizione di centravanti, non l’ho mai saputo. Chiudo gli occhi e schiaccio di testa in tuffo. Resto a terra e capisco di aver fatto gol dall’urlo del pubblico».
Come giudica il rendimento della difesa azzurra?
«Aveva cominciato molto bene, trovando una solidità difensiva che poi è stata smarrita nell’ultimo periodo. Anche se non ha fatto gol, il Napoli comunque non ne ha subiti nelle ultime due gare, mi auguro che sia il segnale di una ritrovata e necessaria compattezza. È quello che ci vuole contro i bianconeri».
In Europa League s’è notato un calo fisico notevole, d’accordo?
«Il discorso qualificazione è finito al San Paolo, il match di ritorno non fa testo, forse la testa era altrove e così si spiegherebbe la brutta prestazione. Comunque il Napoli è sembrato svogliato, forse stanco, è probabile che sia subentrata una flessione».
Sensazioni dopo aver visto la partita di Udine?
«Ho visto più d’un miglioramento rispetto alla settimana precedente, un Napoli diverso con maggiori idee e più freschezza. Questo mi fa ben sperare».
Per puntare allo scudetto, forse agli azzurri difetta quella mentalità vincente che invece aveva il suo Napoli dei trionfi?
«Non credo che si tratti di un problema di mentalità, tutto sommato sono già 3-4 anni che la squadra azzurra viaggia nelle zone alte della classifica. La Juve ha un vantaggio secondo me: l’allenatore e il gruppo sono una cosa sola, la loro compattezza è fuori discussione».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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