Ricardo Rogerio Brito, meglio noto come Alemao, è stato intervistato ai microfoni de Il Mattino. L’ex calciatore del Napoli, con cui ha vinto la Coppa UEFA 1988/89 -gol segnato nella finale di ritorno contro lo Stoccarda-, il campionato nel 1989/90 e la Supercoppa italiana nel 1990, e oltretutto vincitore della Copa America con la Nazionale brasiliana nel 1989, oltre a vari titoli in Sudamerica, è stato uno dei migliori calciatori nel suo ruolo della sua generazione. Queste le sue parole: “Attualmente vivo in Brasile a Lavra, una città dello stato di Minas Gerais e ho un centro di trattamento di recupero per i ragazzi tossicodipendenti. Il ricordo più bello della vittoria in Coppa UEFA è stato il mio gol innanzitutto e poi la grande festa dei tifosi. Ricordo che quella fu una settimana indimenticabile dove i festeggiamenti si sono protratti ininterrotti. Ero molto tranquillo, anche se sapevo che ci aspettava un appuntamento con la storia. Era tutto diverso rispetto ad oggi. Perché dovevamo tenere molta più concentrazione nella prima partita, ma allo stesso tempo essere attenti nella gestione delle energie in vista del ritorno. Non volevamo nemmeno scoprire tutte le nostre carte. Ricordo perfettamente tutta lo sviluppo dell’azione che ha portato al mio gol, che è partita dietro scambiando passaggi con Careca. Poi ho toccato il pallone di punta e in questo modo la sfera ha assunto un effetto pazzesco, al punto tale da entrare in rete. Senza dubbi è stato tutto molto speciale. Un qualcosa di indimenticabile. Penso che emozioni del genere siano letteralmente indescrivibili. Giocare con Maradona era un qualcosa di molto speciale, ti insegnava qualcosa a ogni singolo allenamento. Bianchi è stato molto importante. Anzi, credo che la sua tranquillità sia stata determinate per la nostra squadra e per il nostro successo. Non vorrei sbagliarmi, ma credo proprio che fossi con Careca in camera la sera prima della partita. C’era un bellissimo clima: tutti insieme con grande allegria. A Napoli ci sono stati momenti bellissimi sia dal punto di vista personale che dal punto di vista professionale. Mio figlio che è nato in questa città meravigliosa. Ma anche i tantissimi amici che avevo. E anche le tante vittorie conquistate indossando la maglia azzurra. Nel tempo libero ero in compagnia degli amici godendomi le bellezze infinite che la città offriva quotidianamente. Diciamoci la verità: a Napoli era davvero difficile annoiarsi. Allan al PSG? Oggi il calcio è molto differente da quando giocavo io. Oggi è quasi impossibile mantenere un giocatore per troppi anni nella stessa squadra“.
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