Il Napoli lo segue da lontano. Con l’affetto che gli è rimasto dentro, ma anche con ammirazione. E’ per questo che Ricardo Rogerio de Brito, per tutti Alemao e basta, dal Brasile ne parla volentieri. Del resto furono intense e anche ricche di successi le sue quattro stagioni in maglia azzurra. Una coppa Uefa, uno scudetto e una Supercoppa italiana conquistò col Napoli tra l’88 e il ’92. Era un Napoli di campioni che sapeva vincere e divertire, il suo. Il fratello maggiore del Napoli di oggi che ha ripreso a entusiasmare la gente allo stesso modo.
E allora, Alemao, tra il passato e il presente azzurro ci vede analogie?
«Certo che sì. C’erano ottimi giocatori allora e ce ne sono oggi. E in questi d’oggi vedo anche la stessa voglia di vincere che avevamo noi. Per me il Napoli è la vera, grande novità ritrovata del calcio italiano. In pochi anni s’è ricostruito ed è diventato tanto forte da vincere la Coppa Italia. Senza dire della Champions, dove ha messo paura anche a chi poi l’ha vinta».
Che cosa è mancato e che cosa manca al Napoli per essere ancora più competitivo?
«Quest’anno gli è mancata un po’ di panchina. Fosse stata più forte, meglio attrezzata, di maggiore qualità, non avrebbe sofferto quando per stanchezza o per infortuni qualcuno dei titolari s’è fermato. Ho visto parecchio del campionato italiano e mi sento di dire che tra il Napoli e le altre che alla fine l’hanno preceduto la differenza l’ha fatta proprio la panchina».
Quindi è da là che deve cominciare il rafforzamento della squadra?
«Anche. Ma prima c’è da fare un ragionamento: la grandezza di questo Napoli sta o non sta nell’essersi saputo migliorare anno dopo anno? E perché c’è riuscito? Perché ha saputo e voluto trattenere i giocatori migliori aggiungendone di nuovi».
«Proprio così. Leggo e sento che l’argentino dovrebbe andare via. Sarebbe un peccato. E anche un problema. Lavezzi è uno di quei giocatori che non si rimpiazzano con molta faciltà».
Quindi?
«Quindi la risposta alla domanda precedente è questa: il Napoli si rafforza prima di tutto non lasciando partire i suoi campioni, poi ingaggiandone di nuovi, infine migliorando la qualità della panchina».
Facile a dirsi. Poi, però?
«Poi niente. Lo vogliamo vincere il terzo scudetto oppure no?».
Certo. Ma se un calciatore, uno a caso, diciamo Ezequiel Lavezzi, volesse andare via?
«Bisogna far di tutto per fargli cambiare idea. Se poi vuole andare via per forza, beh, allora buona fortuna. Ma a quel punto il club avrà la coscienza a posto».
Per l’attacco si vedrà. Intanto, una certezza: la difesa va rivista e circolano i nomi di: Filipe Luis e Diego Godin dell’Atletico Madrid.
«Li conosco. Buoni giocatori».
Tutto qui? Dica la verità: nessuno dei due accende la sua fantasia.
«Sono buoni giocatori, lo ripeto. Ma non so se sono i campioni che servono al Napoli per fare un altro passo avanti».
Lei ha un nome da suggerire ai cercatori di talenti di Aurelio De Laurentiis?
«Consiglierei loro di fare un salto in Brasile, un mercato che da qualche anno il Napoli snobba. Per me è un errore. Qui ci sono ottimi calciatori. Anche giovani, ma già pronti per un grande club come quello azzurro. E poi, come il Napoli ben sa, in campo argentini e brasiliani sono sempre stati il mix giusto per fare grandi cose».
Ma non ha risposto: qual è il brasiliano che suggerirebbe al Napoli?
«Vabbe’. Il Napoli cerca un difensore, un centrale forte di testa, fisicamente ben messo, rapido nei recuperi e capace anche di fare un po’ di gol? Allora prenda Dedè. Dedé del Vasco da Gama. Anderson Vital da Silva detto Dedè. Un ragazzone che non ha ancora 24 anni, alto 193 centimetri, difensore centrale di piede destro. Per me è un fenomeno. Fossi il Napoli, lo ingaggerei subito».
Non è uno sconosciuto. Negli ultimi tempi hanno pensato a lui con in certo interesse anche il Benfica e l’onnipresente PSG. Però, poi non l’hanno preso.
«Peggio per loro. Perché il ragazzo è veramente bravo».
Parola di Alemao?
«Non ho interessi. Dico quello che penso».
Racconti di lei. Ora che cosa sta facendo?
«Chiusa l’esperienza sulla panchina dell’America Mineiro spero di trovare presto un’altra squadra. Il calcio è la mia mia passione. Anzi, è la mia vita».
Ha mantenuto i contatti con qualche vecchio compagno in maglia azzurra?
«Con un paio. Di tanto in tanto mi sento con Stefano De Agostini e Andrea Silenzi. Anzi, ne approfitto, li saluto».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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