Uffa: forse s’erano stancati di ritrovarsi inchiodati alla lavagna tra i cattivi. E però, valli a discutere tu i numeri: l’aritmetica è un’opinione sbagliata che il Napoli dà di sé e lo fa nel corso di un girone d’andata da brividi, nel quale fino all’Olimpico di Roma si fa del male da solo, ne prende una valanga (di gol) da far impallidire; perché una squadra che abbia il sacro furore dell’ambizione Champions non può viaggiare con ventiquattro reti subite, è quasi un andamento folle.
REAL RAUL. Poi arriva la Lazio e qualcosa muta: intanto, basta guardarlo, c’è un Raul Albiol strepitoso, non sbaglia un intervento, non è solo stilisticamente bello ma è sempre appropriato, torna il leader ch’è stato per cinque mesi, al suo arrivo; poi riemerge Koulibaly, che un po’ inquieta e un po’ esalta; e poi Rafael trasmette sicurezza, lo fa perché un mano gliela dà la traversa, il piedino ce lo mette Cavanda, e dunque il destino partecipa alla metamorfosi: ma questa è la prima gara del 2015 senza subire gol (su tre), la quarta sfida in campionato in cui la porta resta immacolata (l’ottava complessiva) e comunque offre anche una prova di solidità, una dimostrazione di forza.
CONTRORIVOLUZION E. Ma le perplessità della vigilia vengono rimosse immediatamente: mancano tutti gli esterni bassi di sinistra e debutta Strinic, che non si sa come abbia assorbito la diagonale difensiva; il campo dice bene, perché da quella parte c’è Candreva e il croato non soffre, resiste e contribuisce assieme alla compagnia a costringere la Lazio a consegnare il proprio compito in bianco. Un anno fa, alla fine della giostra, il Napoli chiuse con trentanove reti, deficit esagerato per chi ha aspirazioni da grande; e però stavolta la tendenza era stata ribadita e il malumore s’è percepito. E quando è comparsa la Lazio, la preoccupazione è ricomparsa, perché l’onda d’urto avversario, nonostante le assenze, resta di primissimo piano: però è andata, 0-1, il massimo con il minimo sforzo, resistendo a oltranza, opponendosi alle varie forme di calcio di Pioli, lasciandosi guidare soprattutto da Albiol, ripresentatosi in formato-Real e dunque «svoltando», almeno statisticamente. Si comincia sempre dalle piccole cose a cambiare.
Fonte: Antonio Giordano per il Corriere dello Sport
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