NAPOLI – Si fa sempre in “Cuatro”, senza fare nemmeno la più piccola piega. Anzi. Per rifarsi di ciò che è stato lasciato, ma non perso, per tornare protagonista: perché, se l’appetito vien mangiando (così anche si dice), lui è sempre pronto all’abboffata.
Dopo aver fagocitato tutto il possibile, dopo essersi abbandonato alla più sana bulimia. Insaziabile. Uomo ovunque (e comunque) in difesa, Raul Albiol Tortajada non se n’è persa una, sia con Rafa Benitez che con Vicente del Bosque, grandi (allenatori) di Spagna. Nel club e in nazionale (dove ha onorato per intero gli ultimi due impegni, oltre a fare l’en plein in azzurro), il suo contachilometri gira che è una bellezza senza deflettere. Allora farsi in “Cuatro” anche a parole, oltre che con i fatti in campo, non scandalizza nessuno. E’ uno puro, Albiol. Proprio all’emittente privata spagnola (che fa parte del gruppo Mediaset) ha affidato le sue ultime considerazioni. Confessioni e pulsioni ch’emergono prorompenti dopo la (già) mitica cavalcata in Champions, nella notte di un mercoledì da leoni indomabili.
SENZA RIMPIANTI – «Sono stato bene al Real Madrid, ma ho deciso di cambiare con convinzione. Perché? Semplice, non godevo più del campo e di quella continuità, quel minutaggio che mi occorre per potermi esprimere al meglio». Non una pretesa frutto di un maliteso senso da Narciso, ma una esigenza: il campo è essenziale, la continuità il vero elemento che dirime il suo calcio.
Il centrale che dà sempre più sicurezza al reparto, affrontando qualsiasi tipo di match con identico piglio ed autorevolezza, sta acquisendo tenuta e ripristinando piena convinzione in se stesso. Oltre a mettere indispensabile benzina nelle gambe. Al di là di esserlo poi, vuole sentirsi assolutamente protagonista, cosa che non accadeva più nelle fila dei Blancos. E non ne fa mistero. «Gli ultimi mesi al Real non sono stati fra i migliori, in tanti sensi. Anche perché non abbiamo vinto titoli, né raggiunto gli obiettivi che c’eravamo prefissi. C’è stato pure qualche confronto a muso duro, qualche faccia a faccia teso nello spogliatoio. Insomma, non vedevamo l’ora che finisse la stagione».
IL PROGETTO – Ma, tutto è bene quel che fortunatamente (e non) finisce bene. El Chori (una sorta di wurstel molto lungo, così ribattezzato da Casillas) è riuscito a rimettersi in gioco (e che gioco…) con gli azzurri, accogliendo con rinnovato entusiasmo la proposta di un futuro costellato, se possibile, di trofei da aggiungere in bacheca, ma pure di rinnovata affermazione professionale. Scegliendo Napoli, ha ragionato con il cuore ma anche e soprattutto con la testa: «Ho aderito ad un progetto nuovo, con grandi prospettive. In una città che fa della passione per i suoi idoli, come Maradona, il pane quotidiano. Le sue immagini sono in qualsiasi negozio o ristorante».
PAESE CHE VAI . . . – Gente che (ri)trovi. Fa pressappoco così, no? In effetti lui idealmente non s’è spostato poi di molto. Sentendosi subito a casa per il calore della gente, ma anche perché si sono realizzate delle “carrambate”: «Ho avuto anche la fortuna di ritrovare qui alcuni miei compagni del Real, o di nazionale, come Pepe Reina. Adesso sono felice al Napoli. Sicuramente combatteremo duro per vincere il campionato».
Ecco un altro da aggiungere alla lista degli ottimisti convinti, di quelli cioè che hanno rimosso veti ed affini riguardo ad alcune parole. Un tempo impronunciabili, anche per eccesso di pudore. Ma, va bene così. Perché anche questo particolare è chiaro segno di svolta. In effetti, aveva già detto giorni fa: «A Napoli ho ritrovato la voglia di giocare. E’ anche più facile provare a vincere qualcosa con una buona atmosfera nello spogliatoio».
La Redazione
G.D.
Fonte: Corriere dello Sport
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