Ma che sapore ha una partita in panca… Così, ripercorrendo ed adattando Battisti, ma poi si va a prendere necessariamente una piega diversa. Perché non c’è pericolo di una vita mal spesa, visto che lui è sempre lì, a battagliare sul campo. Ed il sapore di quella panca è quasi del tutto sconosciuto, non classificabile. Perciò niente giornate uggiose da tribuna o da panchina: pare che Raul Albiol non sia solo necessario ma anche del tutto indispensabile. Dura pure da ammettere, ma a somme tirate è proprio così.
ECLETTICO – Da bosco e da riviera, a sinistra o destra che si voglia, in mediana ove ve ne fosse la necessità e, naturalmente, se alle sue spalle ci fosse un reparto con valido attestato di garanzia, Avanzarlo cioè, perché ce l’avrebbe pure nel dna, perché anche le pietre sanno che in mezzo al campo l’esigenza di fosforo e sostanza non ha mai fine. Anche a Jorginho preso, persistendo l’emergenza Behrami. Ipotesi al momento remota, visto che serve dov’è adesso e per lui saltarne soltanto una sarebbe un improponibile lusso. Quindi si continua così, tanto più che contro il Chievo non ci sarà lo squalificato Fernandez, e la sua presenza risulterà quantomeno vitale. Raul, c’è da scommetterci, sarà pure lusingato e se ne sarà fatta una ragione, lasciando intanto a don Rafa il compito di sfregare “sin pausa” segreti amuleti, per preservarlo da infortuni e squalifiche.
PERO’ – Stavolta il però ci sta ed è riferibile a quell’attualità, come l’ultima di campionato, che ha portato novelle non troppo liete. In Bologna-Napoli, al di là dell’imbarcata finale che ha coinvolto un po’ tutti, sono suonati diversi campanelli d’allarme. Quello di Raul il più insistente, visto che la sua prestazione, contrariamente al solito, è stata da insufficienza netta. Probabilmente la peggior interpretazione da quando è azzurro. L’inatteso ambo sulla ruota di Bianchi è scaturito in gran parte da sue lacune: imperfetto nella scelta dei tempi (tanto da rimediare pure un’ammonizione, per fallo sulla punta emiliana), a tratti assente, appannato. Piccole avvisaglie c’erano state anche in qualche match precedente, ma di proporzioni molto più ristrette. E non gli si può nemmeno buttare la croce addosso poiché lui quella croce, sempre ma anche volentieri, la porta mentre canta. Rischiando anche lo strabismo, proteso com’è di consueto a proteggere la porta ed avviare il gioco con un occhio, e con l’altro a guardare il molto meno esperto Fernandez (a volte vittima di amnesie), o chi per lui.
IN TILT – Se ne deduce che un andazzo del genere potrebbe portare a logorio certo, tanto più se “el Chori” continuasse a fare gli straordinari in Europa e in Coppa Italia, oltre che in campionato. Parlare di tilt potrebbe essere eccessivo, ma cautelarsi sarebbe molto meglio. Urge perciò, con assoluto diritto di precedenza, una rassicurante spalla in difesa, un elemento del suo spessore che possa affiancarlo o sostituirlo. Con Cannavaro completamente ignorato (?), restano Fernandez e Britos (anche bersagliato da infortuni) come interpreti di ruolo: pochi davvero con quello che poi ci sarà da giocare. Per intanto, l’ex blanco con contratto fino al 2018, è riuscito a passare la mano soltanto due volte in campionato (Sassuolo e Livorno per affaticamento agli adduttori) e mai in Champions e Coppa. Nella sua scheda una suite interminabile di 90 (minuti), tanto da totalizzarne 2200 in tutto, di cui 1575 in campionato. Primo nella speciale classifica, più su di Callejon ed Inler (pure loro sopra i 1500) sia pur di poco, ma pur sempre primo. Il perfetto Stachanov azzurro.
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