Prove tecniche di permanenza. Sono davvero ben avviate, poiché è già da un po’ che rinnova il suo proposito, lo sbandiera a destra e manca, lo ribadisce anche a distanza. In quel di Madrid, prima di Spagna-Italia, durante il Primer Toque, programma sportivo di Onda Cero, va in onda l’Albiol-pensiero, e il centrale azzurro non fa altro che confermare ciò che più gli preme: restare con Benitez il più a lungo possibile. «Ho voglia di far bene e di restare col mister tanti anni», il che sottintende naturalmente, anche la volontà di prolungare il suo rapporto col club, essendo il tecnico spagnolo solo alla fase iniziale del rinnovato progetto azzurro. Raul (con contratto quadriennale sino al 2017) perciò spera di fare tutta la corsa a Napoli, meglio ancora se allenato da colui che l’aveva espressamente richiesto in estate. «Con Benitez sono molto felice, e grazie a lui e ai compagni che avevo al Real mi sono ambientato anche rapidamente».
IL PRIMATO – Ma non solo. E’ riuscito così in fretta a diventare parte integrante del gruppo ed irrinunciabile punto di forza in campo, che li ha scavalcati tutti in fatto di presenze. Dai nuovi a quelli di lunga data, essendo al momento l’unico ad aver abbattuto il muro dei tremila minuti giocati (3007 per la precisione). Un vero e proprio primato: lo stachanov di Vilamarxant ne ha saltate solo tre in campionato (il Sassuolo in casa e le due col Livorno), facendole poi tutte in Champions e in Coppa Italia, ed una in Europa League, quella di ritorno con lo Swansea. Il che fa trentaquattro per Raul Albiol Tortajada, senza poi contare gli impegni in nazionale.
LA DIFESA – «Il cambio da Mourinho a Benitez, ovvio che mi è convenuto. Sono due allenatori molto diversi, ma con Rafa mi trovo benissimo perché mi sta dando piena fiducia». E poi come non potrebbe… Quando si pensa alla difesa del Napoli, il primo nome che balza alla mente è il suo. Albiol ha puntualmente e reiteratamente cavato d’impacci un reparto che in maniera periodica sembra perdere la bussola. Una difesa che ha preso troppi gol e che è finita molto spesso nell’occhio del ciclone. Mettendoci più di una pezza, facendosi spesso in due e anche in tre per provare a limitare i danni. Stringendo i denti anche quando sono arrivati cali di condizione e/o tensione fisiologici, soprattutto negli ultimi tempi. Quando cioè la difesa ha fatto più acqua del solito: «I problemi della difesa? Il discorso per me è chiaro. Abbiamo perso molti punti con squadre che si difendono basse, con un 5-3-2 che non ti dà spazio. Quando una squadra è molto forte in attacco, risulta ovvio che possa pagare qualcosa in fase difensiva. Stiamo lavorando molto su questo, per evitare di prendere troppi gol. Dobbiamo migliorare negli equilibri».
LA CAMOUFLAGE – Svaria un po’ su tutti i fronti, a cominciare dalla divisa. «La maglia mimetica? Non ci ha detto bene con l’Arsenal, adesso è il momento di quella gialla che sembra portarci fortuna. Grazie ad Aragones ho debuttato in nazionale, sono molto legato al suo ricordo: riusciva sempre a farci sentire importanti, a credere in noi stessi. Sfidare l’Italia sarà dura, ci hanno messo spesso in difficoltà, tranne la finale degli Europei. Non a caso hanno vinto quattro mondiali. Da un certo punto di vista meglio non essere Higuain. Io posso passeggiare tranquillamente per la città, lui non tanto». E prova infine a proporsi a De Laurentiis anche in una veste alternativa: «Appena mi vedrà recitare sono certo che mi porterà con sé ad Hollywood. Me la cavo molto bene».
Fonte: Corriere dello Sport
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