NAPOLI – Il saggio Raul Albiol, 28 anni compiuti mercoledì, ha ringraziato tutti per gli auguri e ha aggiunto: «l tempo passa in fretta» . Beh, a Napoli probabilmente volerà se, come dice lui, gli sono tornati nell’ordine: sorriso, felicità, entusiasmo e fiducia. Buena onda, cioè forte davvero, come momento. Bello, come probabilmente da un pò non accadeva da un punto di vista professionaledopo la panchina al Real e le critiche indirizzate a Del Bosque, fermo e costante nelle sue convocazioni in Nazionale. «Ora che gioco sarà più facile per lui chiamarmi» . Scherza (ma non troppo), Raul. E poi si fa serio quando l’argomento si tinge d’azzurro. «Napoli mi ha restituito l’allegria» .
CELEBRAZIONE PEPE – E allora, contorno di Finlandia-Spagna condito da un incredibile entusiasmo: dopo l’en-plein con Bologna e Chievo, il difensore spagnolo ha anche preso il posto dell’assente Piqué. Tra gli applausi di un intero spogliatoio: tutti per lui. Tutti a cantarne le lodi, da Del Bosque, che l’ha sempre inserito in ogni lista nonostante poca continuità nel Real, al compagno in azzurro, Pepe Reina. Ecco, parola al portiere: «Raul è un giocatore sottovalutato da molti perché non è uno che richiama l’attenzione, ma fa sempre grandi cose: è un centrale rapido, bravo con entrambi i piedi, dominatore del gioco aereo, aggressivo e con una buona lettura dell’azione. E se questo non bastasse ancora, ha una dote speciale: ha un senso della squadra fuori dal comune».
NAPOLI MILIONARIA – Grande Pepe. E Raul? Che dice? Al Pais, prima della sfida con la Finlandia, s’è raccontato così: «Il Napoli mi ha restituito la gioia, l’allegria. Sentire di nuovo la fiducia dell’allenatore e la tensione delle partite è bellissimo. Ti dà felicità. Devo ringraziare Benitez e anche Del Bosque, che m’ha sempre convocato nonostante critiche feroci: il fatto che abbia continuato a contare su di me m’ha dato responsabilità e carica enormi. Ora che gioco sarà più facile convocarmi» . E già, perché al Real non è che occupasse proprio la prima linea delle preferenze di Mourinho. Acqua passata. Grazie a Rafa. Dualismo continuo, con Mou. Anche involontario.
MITO DIEGO – Il Napoli, dicevamo. La squadra che gli ha fatto rinunciare a Madrid, a due passi da casa, per lui che è di Valencia, e al sogno galactico. «Abbiamo chiuso l’accordo in pochi giorni. E’ stato semplice decidere: c’era Benitez, che mi conosce da una vita e m’ha fatto anche debuttare in Coppa Uefa con il Valencia, contro l’Aek Solna, e c’era Callejon.E poi mica mi ha cercato un club qualsiasi: la maglia azzurra l’ha indossata Maradona» . Poi da Madrid è arrivato anche Higuain, il suo grandissimo amico. Ottimi presupposti per crescere: «Quando lo spogliatoio è unito è più facile vincere. Tra l’altro, spesso le partite vengono risolte da chi gioca meno e parte dalla panchina: serve armonia» .
CHE PASSIONE – La sua Napoli, all’inizio, è stata albergo – il medesimo sul Lungomare del Pipita – e qualche cena. Con foto e autografi: «Beh, in questa città fermano anche il magazziniere per una foto: la gente ama follemente la squadra. Mai vista una passione simile. E’ incredibile. Napoli, del resto, è sempre stata una città di calcio. E ora c’è anche un grande progetto» . Poi, ironia: «Se guido in città? Scelgo il taxi» . E signorilità: «Non ho mai chiesto a Mou perché non contava su di me, ma non ho mai avuto un brutto rapporto con lui. Siamo sempre andati d’accordo. Un normale rapporto con il mio capo. Certo, gli ultimi tre mesi non sono stati facili: fuori dalla Champions e dalla corsa alla Liga, sconfitti in finale di Coppa del Re e consapevoli del suo addio» .
La Redazione
G.D.
Fonte: Corriere dello Sport
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