Un affare di cuore. Una dinastia, i Bigon. Da padre, Albertino; in figlio, Riccardo. L’azzurro Napoli fa da sfondo al quadretto di famiglia. Il passato diventa così un tutt’uno col presente. E le vecchie storie, seppur ingiallite dal tempo, si ravvivano chiacchierando, scavando nella memoria, tornando a quel che è stato per poi, però, catapultarsi subito a oggi. E a domani. La “B” di Benitez. La “B” che fu anche di Bianchi e Bigon, i campioni d’Italia. Nomi e iniziali scalfite nella pietra azzurra. Incise per sempre. Orgoglio senza tempo. Perché il Napoli, per i Bigon, va al di là delle generazioni. La “B” da queste parti c’è comunque. Anzi, se proprio il giochino bisogna farlo, papà Albertino va oltre, e trova assonanze che non ti aspetti.
«Beh, se dev’essere ancora l’anno della “B”, vorrei tanto fosse della “RB”. Che è Rafa Benitez. Ma anche Riccardo Bigon: sono innanzitutto un papà».
Guizzo da giocatore di qualità ch’era. Albertino Bigon fa gol con la simpatia. Palla di nuovo al centro della chiacchierata, allora. Si parte. E a tutta “B”, ovviamente. Bigon, bene Benitez?
«E’ il meglio che il Napoli potesse scegliere. Non ne vedo altri in giro di questo livello. Forse Mourinho. Sì, lui, Mou. Ma poi faccio fatica a trovarne altri. C’è Pellegrini. Mi viene in mente Heynckes. Leggo però che vorrebbe smettere, godersi i successi. Benitez è davvero un grande».
Un allenatore di spessore internazionale…
«Ha vinto ovunque e tutto. Ha carisma e personalità. E sa imporsi. Sa come stare in uno spogliatoio. Non è di quelli che devono urlare per farsi ascoltare».
E sa di calcio…
«E’ preparato. Ha cultura europea. Nasce in Spagna, ha trionfato in Inghilterra, è passato per l’Italia. Insomma, è una garanzia. L’uomo giusto per aprire un nuovo ciclo dopo quattro stagioni importanti con Mazzarri. Farà crescere ancor di più ambiente e giocatori».
Un nome, ad esempio.
«Insigne. Largo nel 4-2-3-1, potrà esprimere tutte le sue qualità. E’ giovane, ha talento, deve solo maturare, e crescere appunto. Con Benitez può continuare il percorso iniziato già quest’anno».
Cambia l’allenatore, cambia tutto o quasi. Anche il modulo: si passa a quattro…
«Ma non sarà una grossa novità. Già con Mazzarri la difesa giocava spesso così. Con Zuniga, e anche Maggio, che scalava. I giocatori hanno conoscenze ampie, si adatteranno in fretta. Appena il tempo di memorizzare certi meccanismi».
Ago della bilancia, in ogni assetto, Marek Hamsik. Può essere lui il Gerrard di Liverpool o il Lampard del Chelsea.
«Hamsik è solo Hamsik. Ed è tanto, tantissimo. Un giocatore di un’intelligenza superiore, che può giocare dappertutto. Ha qualità. Legge il gioco. Fa gol e assist. E’ tra i più completi in assoluto. Perché fare ancora paragoni. E’ Hamsik. E basta così».
Anche Cavani è Cavani…
«Il Matador è straordinario, fortissimo. E’ il prototipo dell’attaccante moderno: si sacrifica per la squadra e segna come nessuno. E’ ovvio che tutte le altre grandi d’Europa pensino a lui».
Sessantatrè milioni di euro. La clausola è una minaccia, ma anche un tesoro da spendere qualora qualcuno (e nessuno fin qui l’ha fatto) pagasse tutto. I centravanti sul mercato non mancano…
«Non faccio il lavoro di Riccardo, non sono preparatissimo. Però da vecchio allenatore ho i miei attaccanti preferiti. Che ovviamente non so se interessano al Napoli. Ma piacciono a me».
Ci dica…
«Osvaldo, Amauri. Giocatori che segnano e giocano la palla. Che hanno i piedi buoni. Bomber che partecipano alla manovra e dentro l’area si fanno rispettare».
Dzeko meglio di Mario Gomez, allora…
«Hanno tutti e due grande fisicità. Sono due uomini da area piccola. Che hanno forza d’urto e peso. E soprattutto fanno tanti gol. Dzeko però è effettivamente più mobile, gioca più con i compagni. Ma buoni entrambi, ovviamente».
E non si può sbagliare…
«E no. La Juve si rinforzerà, le milanesi torneranno grandi. E poi ci sono Roma, Lazio, Fiorentina. Ci vuole un grande Napoli per puntare allo scudetto e giocare una Champions all’altezza».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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