Bollino azzurro: e quando il pericolo si manifesta, in quella presunta quiete in cui può lasciare l’assenza del matador, l’ira deve essere divenuta accecante, quasi quanto sabato scorso dopo il 2-2 con il Milan, forse più della vigilia di Stoccolma. Cambiare si deve, e certo, come suggerito dal turn over progettato: però stavolta, per rimettere assieme il Napoli, e riuscire a dargli una forma compiuta, la strategia diviene un dettaglio assai marginale e ciò che emerge per l’antivigilia in cui concedersi la formazione è il senso di precarietà che si scorge (già) qua e là. Cavani è un rimpianto, maledizione, e mentre il pensiero scorre via velocemente, pure Pandev rischia di diventarlo, appesantendo l’umore collettivo e ingarbugliando le idee di Mazzarri, tenuto sul filo per accrescere le condizioni di stress.
IL NAPOLI BIS – E quindi, ricapitolando: Cavani è out e Campagnaro pure, con Pandev che rimane un interrogativo da svelare solo prima di salire sull’aereo e una serie di risposte da darsi in solitudine, sfoderando il Napoli-bis, ch’è l’erede inevitabile del Napoli dei titolarissimi ed anche il parente (tecnicamente) più ricco del Napoli-2. C’è un attacco (quasi) dimezzato, due tenori su tre che possono timbrare il cartellino – chi per un motivo già accertato, chi per un altro da confermare – e quando la necessità ha aguzzato l’ingegno, a Mazzarri è venuta una tentazione: dentro una sola punta, il «superstite» Insigne, due mezze ali a sostegno (chiaramente, Hamsik; probabilmente, Dzemaili), andando dunque ad irrobustrisi tra le linee, per fronteggiare i primi palloni del Cagliari; o anche: avanti quel «monellaccio» che una ne fa e cento ne inventa, uno slovacco a sostenerlo, con centrocampo a cinque.
IL MANCINO – Le domande s’inseguono e si accavallano e contribuiscono, nel loro piccolo, ad alimentare i disagi ed a far lievitare la tensione di chi è costretto a fronteggiare (faticosamente) tra dubbi d’ogni genere o specie: come giocare, a quattro o a tre, in difesa? E con chi? L’unico ballottaggio sembra resistere in difesa, sul centro-sinistra, la zona di competenza di Aronica e Britos, con il siciliano che si lascia preferire per la conoscenza dei meccanismi, dei movimenti, ma con l’uruguayano che ha meno minutaggio nelle gambe. Poi, davanti a De Sanctis, Gamberini torna a destra, nel ruolo a lui più congeniale, e Cannavaro centrale.
DOUBLE FACE – In mezzo, dipende (ovviamente, mica per scherzo) da Pandev, attraverso il quale può essere orientata la lettura tattica della sfida: l’assenza del macedone toglierebbe il tappo per una «rivoluzione» indiscutibile non solo rispetto all’Aik ma pure rileggendo la formazione e l’attaggiamento utilizzati per affrontare il Milan. Con Pandev in panchina (o a casa): Maggio a destra, Behrami-Inler-Dzemaili a fungere da argine e Zuniga a sinistra; Hamsik che danza nella terra di nessuno e Insigne che s’inventa prima punta; o anche, Dzemaili ed Hamsik alle spalle dello scugnizzo di Frattamaggiore. Con Pandev in campo sarebbe tutto già scritto: 3-4-1-2, «modello-Mazzarri». Ma c’è una spia (azzurra) che si è accesa e che lampeggia.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.