La lezione tattica di un allenatore che mette sul campo ciò che serve: organizzazione e creatività per chiudere ogni sospiro di luce all’avversario e poi prendersi tutto. Non è il più bel Rafa-Napoli della stagione. Anzi forse non è neppure il vero Rafa-Napoli. Ma la vittoria sulla Fiorentina non può che far gioire Benitez: «È stata la vittoria del carattere, ma anche della sofferenza. Abbiamo preparato questa gara sapendo che avremmo dovuto difenderci bene per poi ripartire a tutta velocità. Era la chiave del match: lo abbiamo fatto bene. Senza dimenticare lo spirito di sacrificio della squadra».
Non una partita perfetta. Due reti da sballo figlie di due assist di Gonzalo Higuain, centravanti di movimento. «Higuain è importante per noi anche come rifinitore: quando la palla gli arriva tra i piedi lui può fare qualsiasi cosa perché ha grande visione del gioco. E con la Fiorentina si è visto come è stato determinante per l’assist a Callejon. Ma non è ancora al top, deve continuare a lavorare con il preparatore atletico perché non è ancora al top della condizione». Sorride e tanto. Il suo Rafa-Napoli all’italiana, tutto cuore, corazza e contropiede lo soddisfa. «Si vince anche così, sfruttando al massimo la fase difensiva: ma tante cose non mi sono piaciute. Siamo fermi al 75% del nostro percorso di crescita. Ma non posso chiedere di più: si gioca ogni tre giorni e c’è sempre pochissimo tempo per preparare le partite come dovremmo».
Il suo gioco tutta corsa, con gli attaccanti capaci di mandare in tilt il navigatore dei difensori viola, ha ricordato un po’ la squadra di Mazzarri. È la prima volta che lo vediamo giocare così. Ma Rafa ha fatto di necessità virtù. E sa bene che per vincere qualcosa, bisogna cominciare a difendersi molto bene. «Non era una gara facile, Rossi era davvero una continua minaccia».
A lui i paragoni non piacciono. E non piace neppure quando provano a tirarlo in ballo per la storia del rigore non dato nel finale a Cuadrado. «Io a Roma potevo dire tante cose per quello che ci hanno fischiato contro ma ho scelto la strada del silenzio. Confermo la mia decisione: dell’arbitro non parlo. E non lo farò mai anche perché altrimenti pure io dovrei dire qualcosa per un contatto su Mertens». Dovrebbe dirlo, ma ovviamente non lo dice. Squadra corta e superorganizzata. La Fiorentina si deve inchinare: «Ma non è una sconfitta che taglia fuori i viola dalla corsa per lo scudetto: siamo solo alla decima giornata ed è meglio che nessuno lo dimentichi».
Movimenti veloci, sempre almeno due soluzioni in fase offensiva. Higuain si trascina dietro Compper (manca Gonzalo Rodriguez e si vede) come si trattasse di un pivello. «Io dico che la nostra forza è la rosa: rispetto a Roma e Juventus siamo quelli che hanno cambiato di più: ho l’obbligo di far crescere tutto il gruppo e magari qualche altro punto lo perderemo lungo la strada proprio per questo motivo. Ma ci siamo anche noi per il primo posto». Ed è proprio in questo contesto che non si sbilancia sul duello tra Mertens e Insigne: «C’è rivalità? Fa bene, sono in cinque che si contendono tre posti. Hamsik? Era giusto far giocare Pandev, i suoi movimenti sono stati devastanti. Poi nel finale quando c’era da difendere il risultato Marek mi dava maggiori garanzie».
Fonte: Il Mattino
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