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Al Chelsea Benitez ha fatto ricredere tutti

Ha rigenerato Torres e portato i londinesi al terzo posto oltre che conquistato l'Europa League

Un vero e proprio lifting per rilanciarsi nel calcio conta. Sono passati sei mesi esatti da quando Rafa Benitez ha preso in mano il Chelsea dopo l’esonero di Di Matteo. Centottanta giorni in cui Benitez – fermo dal dicembre 2010 – ha dimostrato tutto il suo valore. E pensare che gli auspici non erano buoni. Aveva contro i tifosi del Chelsea, molto legati a Di Matteo, l’uomo che aveva portato la Champions League e soprattutto furenti per il suo passato sulla panchina del Liverpool (dove tra l’altro si era scontrato più volte con José Mourinho, beniamino dei Blues).

DIFFICOLTA’ – Lo spogliatoio, si diceva, non era facile da gestire. I senatori avevano la luna storta: Lampard in scadenza di contratto, Ashley Cole depresso, John Terry alle prese con acciacchi vari e in litigio continuo con la Football Association. E proprio loro, si diceva, avevano fatto fuori illustri suoi predecessori, come Andre Villas-Boas e Felipe Scolari. La rosa, poi, era incompleta. Tanti fantasisti – Oscar, Mata, Hazard, Moses – ma sottoporta Fernando Torres, l’ombra di se stesso. E poi Abramovich esigeva spettacolo e Benitez la sua reputazione se la era costruita con la tattica, non con lo champagne. Senza contare infine i soliti problemi che ogni tecnico dei Blues deve affrontare: un club dove tutti tramano contro tutti nel tentativo di entrare (o restare) nelle grazie del magnate russo. Per un compito del genere serviva uno diplomatico, uno alla Ancelotti per intenderci, non uno come Benitez che in passato era stato spesso quadrato, spigoloso e un po’ paranoico.
E invece no. Uno per uno, Rafa ha conquistato (quasi) tutti. Forse proprio perché il suo era un contratto a termine, non si è preoccupato del futuro, ma semplicemente della prima squadra. Non è entrato nei giochi di potere e negli intrighi di corte. Ha saputo porre l’altra guancia, come egli stesso ha ammesso di recente.

IL SUO CALCIO – Ha proposto un calcio ordinato che però lasciasse esprimere i solisti (su tutti Mata). Ha saputo inventare David Luiz centrocampista, mossa geniale visto che il brasiliano è uno che azzecca tanto ma a volte ha lacune paurose. E i suoi patatrac sono molto meno dannosi in mediana. Il resto lo dicono i numeri. Il Chelsea ha raggiunto senza soffrire la Champions League, finendo terzo, obiettivo minimo stilato da Abramovich. Non solo, ma è arrivato in semifinale sia di FA Cup che di Coppa di Lega. E, naturalmente, ha saputo vincere l’Europa League, piegando il Benfica in finale. 

Adesso studia la prossima mossa. Due i sogni, per il momento nel cassetto, entrambi sarebbero clamorosi ritorni. Uno è il Real Madrid, dove anni fa allenava le giovanili. L’altro è il Liverpool, amore mai tramontato e infatti la famiglia vive tutt’ora nel Wirral, la campagna alle porte delle città. E, ovunque sarà la sua prossima destinazione, resteranno lì, così come sono rimasti lì durante i sei mesi al Chelsea. La figlia, tra l’altro è sull’orlo della convocazione nella Nazionale sport equestri britannica).

LE TRATATTIVE – Il suo procuratore lo ha proposto al Monaco (prima della conferma di Ranieri) e al Paris St. Germain (ma c’è tanta concorrenza). Lo ha cercato l’Everton ma lui ha detto no: impossibile tradire il suo Liverpool. E quindi è apparso il Napoli, piazza importante, non dissimile a Liverpool, dove è stato così bene. Anche per confrontarsi ancora una volta con il calcio italiano e, magari, dimenticare l’esperienza nerazzurra. 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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