Amedeo Casceglia:
«Chi non ha mai giocato al Kennedy fa danza classica».
E come dargli torto, da tre anni è al timone del Centro sportivo sul quale probabilmente ogni ragazzo napoletano ha giocato a pallone almeno una volta nella vita. Riavvolgendo il nastro dei ricordi, quando nel 1958 Gennaro Manna acquistò i suoli sulla collina dei Camaldoli dedicando i campi alla dinastia presidenziale Usa, pochi avrebbero scommesso che dopo circa 60 anni lì si giocasse ancora al calcio.
E invece non solo il pallone non è scomparso ma, come un’icona, resiste anche il numero di telefono: 0815871452. Cambiarlo, dopo 30 anni di onorato servizio, sarebbe come ammainare una bandiera. E poi la gloriosa Internapoli: Wilson, Chinaglia, Ciro Ferrara, fino a Insigne e al calcio Napoli che proprio ai Camaldoli ha trovato casa per tutte le sue giovanili. Manca solo la Primavera, ma non è detto che in futuro anche i diciottenni azzurri non trovino casa sui mitici campi A e B del complesso Kennedy.
«Quando abbiamo rilevato la gestione – spiega Casceglia – era un pezzo della storia calcistica partenopea che stava per chiudere. Grazie alla professionalità dimostrata, oggi sui 100mila metri quadri del complesso ci sono migliaia di ragazzi che si allenano e giocano dalle 9 alle 23 tutti i giorni. Noi mettiamo le strutture; i nostri clienti creano campioncini».
Due campi di calcio a undici, altrettanti a otto, quattro a sette, due a sei e uno a cinque. Tutti con erba sintetica di ultimissima generazione. La stella di Cavani è nata proprio ai Camaldoli grazie a un allenamento sul sintetico alla vigilia del match di Europa League di Elfsborg quando il Matador realizzò la prima doppietta in maglia azzurra. La partnership con la società di De Laurentiis è il fiore all’occhiello, ma l’Internapoli, la Damiano Promotion e il Marano calcio hanno fatto del Kennedy la loro base negli anni.
In ogni weekend dalle sei alle quindici partite di campionati Figc. In Promozione giocano Miano e Neapolis, in seconda categoria Cirgomme e Boys Fontanelle, in terza il Camaldoli. Durante la settimana spazio a tornei per universitari, medici e altre professioni. Il futuro?
«Il sogno è la nascita di un’Accademia con una foresteria e qualche ora di aula per i ragazzi».
Crescere l’uomo e il calciatore per consegnare alla società uno sportivo che oltre alle regole del calcio possa imparare anche quelle della vita.
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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