Un momento difficile per l’Italia, un momento che si ripercuote anche sull’economia del paese.
Economia che, piaccia o non piaccia, riguarda anche il calcio nazionale, che sta vivendo una forte situazione di incertezza nella quale diventa anche complesso prendere misure di intervento.
Di questo, ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com, ne ha parlato il consigliere dell’AIC Danilo Coppola.
Serie A e Serie B navigano a vista, la C è invece ferma almeno fino al 3 aprile. Cosa sta succedendo nel calcio professionistico?
“Sta cambiando la prospettiva, soprattutto nel sud del parse dove all’inizio non c’era stata la reale percezione della situazione, che aveva colpito prevalentemente il nord Italia, dove in effetti il problema era stato da subito evidente. Questo non ha permesso a nessuno di avere la giusta visione della situazione, e anche adesso diventa difficile parlare con esattezza del futuro, fintanto non si riprenderanno almeno gli allenamenti è impossibile fare previsioni. Da questo punto in poi si potrà programmare. Se non ci sarà una ripresa sarà scontato circa il 90% del mondo calcistico, ma non c’è ora modo di fare la cosiddetta scelta giusta che tenga unito e in piedi il sistema: tutto dipende dal virus e dal suo corso”.
Si parla però di sfruttare anche i mesi estivi, qualora ci sia modo di riprendere. Subentra il problema dei contratti.
“Tramite accordo sindacale, possiamo fare una proroga, ma serve una norma di UEFA e FIFA che estenda questo a tutti i campionati. Non solo all’Italia”.
A proposito di UEFA e FIFA, quanto sono determinanti in questo momento?
“Molto, anche perché tante decisioni globali spettano a loro. Io spero che diano intanto una proroga della scadenza dei termini del campionato, ma oltre a questo servirà poi anche un intervento del Governo. Vedo improbabile che lo stato si accolli tutto il danno che comunque ci sarà, ma il calcio è uno dei motori dell’economia nazionale, basti pensare ai soldi che muove solo con i diritti tv, e mi auguro che si questo sia tenuto conto. Ci si deve tendere la mano a vicenda”.
Un altro tema calcio è quello del taglio degli stipendi. Colpirebbe maggiormente le categorie minori?
“Il problema del taglio degli stipendi colpirebbe tutti, perché ci sono tanti calciatori che hanno attività parallele, come aziende o alberghi, che devono rispettare gli impegni presi. Presi per altro sulla base di quanto percepiscono. Anche le leghe che si sono sbilanciate per richiedere questa rinuncia si sono accorte che è prematura la richiesta, bisogna prima aver chiara la visione di cosa sarà del sistema calcio: è inutile ora proporre situazioni, solo alla ripresa si potrà capire quale è la strada da battere”.
Quali sono i rischi più concreti che il sistema calcio corre?
“Chiaramente ci saranno degli scontenti, e chi sarà deluso dalle scelte potrebbe anche rinunciare a far parte del sistema: il rischio è di perdere le persone che possono fare il calcio. Ma chiaramente il Consiglio Federale, con i poteri conferitigli dallo statuto in situazioni di calamità, valuterà anche questo aspetto”.
Fonte: Tuttomercatoweb.com
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