Noi ce ne andiamo, ma vu piiate chille che c’ha sparato, che sta riparato là dentro». Quando gli uomini della Digos arrivano in viale Tor di Quinto, Ciro Esposito è già a terra, ferito da un proiettile, sua madre racconterà che a soccorrerlo c’è anche Genny ‘a carogna, l’uomo che più tardi, all’Olimpico, avrebbe dettato le condizioni per il calcio d’inizio. E già lì, i tifosi napoletani stanno fronteggiando e minacciando gli uomini della Mobile. Ci vuole un po’ perché le tensioni si stemperino, i tifosi indicano agli agenti il Ciak Village, il locale dove Daniele De Santis, accusato del tentato omicidio di Ciro Esposito, si era rifugiato. È quanto si legge nell’informativa della Digos, alla base dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giacomo Ebner a carico di De Santis e di due tifosi del Napoli. E mentre un nuovo testimone ha riferito che ad aggredire i napoletani, insieme al giallorosso, ci fossero altre quattro persone, i pm puntano a chiarire anche il ruolo dei supporter del Napoli. Ieri, i sostituti Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio sono tornati in via Tor di Quinto e al Ciak Village con la scientifica e tutti gli agenti intervenuti sabato. «Verso le 18, personale dipendente interveniva in via Tor di Quinto dove erano stati segnalati colpi di arma da fuoco contro tifosi partenopei». Gli agenti si trovano davanti «circa cinquanta tifosi che si fronteggiavano con personale del Reparto mobile. Dopo una lunga opera di mediazione – si legge – si riusciva a sedare momentaneamente gli animi. Si apprendeva dai tifosi che alcuni loro compagni erano stati attinti da colpi di arma da fuoco; il personale operante trovava riversa a terra una persona che versava in gravi condizioni e perdeva sangue all’altezza dell’inguine. La situazione si destabilizzava rapidamente quando alcuni tifosi pretendevano di utilizzare il mezzo di servizio di forze di polizia per il trasporto del ferito. Grazie all’intervento di un nucleo del reparto mobile di Napoli i facinorosi sospendevano le minacce verso il personale Digos e arretrando gridavano a voce alta: ”Noi ce ne andiamo ma vu piiate chille che c’ha sparato che sta riparato là dentro”, indicando un circolo ubicato in via Tor di Quinto». Non è un tifoso, ma un residente della zona, l’uomo che ha riferito agli inquirenti di avere visto almeno altri quattro insieme a Daniele De Santis al momento dell’aggressione ai pullman del Napoli. Il gruppo, secondo il racconto, si sarebbe dileguato alla reazione dei napoletani e, mentre De Santis si fermava per fronteggiare i tifosi, gli altri sarebbero stati più rapidi nella fuga. Una dichiarazione che conferma le parole di R.P., il supporter azzurro che accusa De Santis di avere sparato. Lo stub sugli abiti, le impronte e il Dna da rilevare su tutti i reperti sequestrati: dalla 7.65 punzonata, al coltello a serramanico, al collo delle bottiglie trovate al Ciak. Ma anche l’esame sulle macchie di sangue all’interno del locale e per strada. Sono questi gli accertamenti disposti dai pm, ma l’esame più importante è la perizia balistica: i proiettili che hanno ferito i tre tifosi sono artigianali. I tecnici dovranno stabilire se la polvere rimasta nell’unico inesploso sia composta dai nitrati presenti nelle pallottole commerciali sulle quali è tarato lo stub. Esame che, per De Santis, è risultato solo parzialmente positivo. Se le componenti fossero differenti, si potrebbe spiegare l’esito dell’accertamento eseguito sulla mano destra dell’uomo accusato di tentato omicidio.
Fonte: Il Mattino
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