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Agguato ai tifosi svedesi, è una questione di forte ignoranza

Ignoranza. Secoli addietro il filosofo Niccolò Cusano parlava di “dotta ignoranza” per stessa ammissione di chi non sapeva ma voleva conoscere ed apprendere. Sembra quasi che oggi il tempo si sia fermato e le norme di buon costume e vivere civile sembrano quasi essere mete irraggiungibili. La storia dovrebbe insegnare qualcosa o almeno ad imparare dai propri errori; qui sembra essere sprofondati nell’oblio. Ci mancavano gli accoltellati di Via Depretis. Non bastavano i recenti scandali legati allo stadio San Paolo adibito a “garconniere” o al manto erboso ridotto ad una “spiaggia comunale” o ancor peggio  rapine ai danni degli stessi tesserati del club azzurro. Per gettare ancor di più sotto la lente d’ingrandimento questa città martoriata, ci voleva la ripugnate e vile rissa in una pizzeria. Colpire poi gente che cenava, e che contribuisce a rimpinguare le disastrate casse napoletane, è un atto stupido oltre meschino. Assalire a gruppetti intimidatori persone giunte per un momento di festa è quanto di più basso e gretto possa esserci.

Ignoranza che genera figli; il più gretto e lurido è senza dubbio “invidia”: invidia per chi ha tanto, invidia per chi ostenta ed invidia che trova poi sfogo in ulteriori ambiti.

La SSC Napoli ha condannato senza minimi termini l’episodio invitando la parte recalcitrante a starsene buona; non bastassero le condanne diramate proprio ieri nei confronti degli ultras, colpevoli degli scontri nel 2010 con Liverpool e Steaua.

Fa ben sperare la netta presa di posizione della parte sana della città: quella istruita che condanna, senza minimi termini, questi sciocchi balordi che non perdono occasione per dimostrare la loro riluttanza ad apprendere buone norme comportamentali. L’istruzione non si compra, si insegna. Quando si educa qualcuno lo si fa con l’intento di prepararlo alla vita e al vivere in  società; non all’interno di un quartiere o di una strada dove possa esercitare il propri patronato.

I napoletani buoni, sapranno come farsi perdonare; magari offrendo un caffè o guardando la partita insieme in qualche bar: poter scambiare quattro chiacchiere con persone di cultura diversa, così vicina e allo stesso tempo lontana. Ne si esce arricchiti. Ognuno potrebbe trarne vantaggio e profitto.

Finchè “ignoranza ed invidia” la faranno da padrona, episodi accorsi ai malcapitati tifosi svedesi potranno sempre capitare: queste due brutte signore non dovranno più camminare a braccetto, ma essere ripagate con la stessa moneta. Picchiarle con libri tanto da ridurle a tabula rasa per seminare il ”germe” della cultura, tanto da trasformarle nuovamente, nella tanto lontana e agognata “dotta ignoranza”.

In ultimo, capitolo fumogeni e petardi: è stato vietato lo scoppio di petardi con la conseguente sanzione per il club in caso di mancato rispetto delle norme. Non si dia la colpa a Tosel poi …

 

A cura di Francesco Gambardella

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