Avrebbero voluto guardare la partita in santa pace, agitando le sciarpe e tifando per la propria squadra. Al ritorno a casa avrebbero mostrato agli amici decine di fotografie, gli avrebbero raccontato del lungomare e di quanto sia caratteristico il Borgo Marinari, senza riuscire a farsi capire nello spiegare le differenze tra la pizza napoletana e quella che si mangia al di là del Canale della Manica. Invece, altro che cibo e panorama: dovranno raccontare di come sono stati aggrediti e quasi massacrati da un gruppo di teppisti che, davanti ai loro colori, ci hanno visto rosso e li hanno inseguiti fin dentro un locale per fargli la festa. Perché i quattro giovani aggrediti la sera di martedì se la sono veramente vista brutta, e probabilmente solo grazie all’intervento dello staff di un ristorante non dovranno allungare la loro permanenza con soggiorno in una stanza d’ospedale. «Erano le 22.30, forse un po’ più tardi, erano appena finite le partite – racconta uno dei cuochi del ristorante pizzeria Attori e Spettatori, dove tre dei quattro inglesi si sono infilati per cercare rifugio – gli ultimi clienti erano usciti da pochi minuti. Sono arrivati di corsa quei tre ragazzi e subito dopo altri tre o quattro. Sono entrati praticamente nello stesso momento, all’inizio non ci abbiamo capito nulla. Pensavamo ci fosse stata una rapina, forse addirittura un agguato. Poi abbiamo visto il primo gruppetto che cercava aiuto in fondo alla sala e si copriva la testa con le mani e gli altri che li picchiavano». Forse gli inglesi credevano che, una volta entrati nel ristorante, non sarebbero stati inseguiti. Speravano di essere riusciti a salvarsi. E si sbagliavano. «I napoletani avevano il volto coperto, non li abbiamo visti in faccia – racconta un altro dipendente – avevano le sciarpe e gli scaldacollo. Non sappiamo chi fossero né da dove venissero. È successo tutto molto velocemente. Però non avevano sciarpe del Napoli, invece gli inglesi avevano quelle del Manchester City addosso. Solo allora abbiamo capito che era uno scontro tra tifosi, anche se non sembrava proprio un attacco organizzato dagli ultrà. Non è stato come quando si sfidarono i tifosi organizzati napoletani e quelli turchi, l’anno scorso, vicino piazza Garibaldi, gruppo contro gruppo. Questa era un’aggressione che probabilmente col calcio non aveva nulla a che fare». Gli inglesi si sono ritrovati in trappola. I napoletani li hanno bloccati e hanno cominciato a tirare loro addosso bicchieri e piatti, e giù calci e pugni. «Quei ragazzi erano terrorizzati – racconta un altro componente dello staff – erano corsi in fondo alla sala ma quei teppisti sono entrati subito dopo di loro e li hanno raggiunti. Non si sono fatti nessuno scrupolo di fare irruzione in un ristorante e sfasciare tutto. E, se non ci fossimo messi in mezzo noi, forse le cose sarebbero andate molto peggio». Quando hanno visto i tre soccombere senza reagire, i dipendenti sono intervenuti e hanno cercato di dividere i due gruppi, di salvare i ragazzi inglesi parandosi tra loro e gli aggressori. Nella confusione, il titolare ha rimediato un colpo dritto al viso: naso fratturato, contusioni ovunque, 25 giorni di prognosi. Le sue sensazioni, attraverso il racconto della moglie, sono chiare: paura ma anche rabbia per quanto accaduto. Non si sente un eroe – è il suo ragionamento – ma ha fatto ciò che altri probabilmente al suo posto avrebbero fatto. «Mio marito era in sala, stava mangiando un boccone dopo una giornata di lavoro – dice la moglie – quando sono entrati questi giovani. In un attimo è stato il caos. Ma non è corretto dire che si è comportato da eroe. Ha fatto solo quello che qualsiasi persona perbene avrebbe fatto al suo posto. Vedendo dei ragazzi che stavano sfasciando il proprio locale, e tre giovani che venivano picchiati brutalmente e che non reagivano ma cercavano solo di parare i colpi, chiunque si sarebbe fatto avanti. Per evitare i danni al ristorante, certo, ma soprattutto per aiutare quei ragazzi». Con difficoltà lo staff è riuscito a respingere gli aggressori che, temendo anche l’arrivo delle forze dell’ordine, si sono subito allontanati. Bilancio finale: tre tifosi inglesi picchiati, il più grave con una lussazione alla spalla, e un uomo intervenuto per dividerli col naso rotto. «Queste sono cose che fanno male alla nostra città – continua la donna – da commerciante, dico che i turisti animano queste zone, portano ricchezza. Anche quelli che si trattengono pochissimi giorni, che sono qui solo per assistere a una partita di calcio. Santa Lucia, la sera, è morta. Non c’è nessuno per strada. Ieri i tifosi inglesi sono stati dal primo pomeriggio qui intorno, hanno girato tra ristoranti, bar, pizzerie. Fanno muovere l’economia e, invece di essere tutelati, si sono ritrovati in una brutta avventura che sarebbe potuta finire anche peggio, diventare una tragedia. Io sono napoletana e sono orgogliosa di esserlo, amo la città in un modo viscerale e mi fa male vedere che succedono episodi del genere che fanno fare una brutta figura a tutti. Da imprenditrice mi dedico totalmente alla clientela, lo faccio con il cuore, mai avrei pensato di trovarmi in una aggressione mentre stavamo lavorando. Da mamma, infine, non riesco a darmi una spiegazione: perché, chiedo a loro, perché fate queste cose? Tutti i ragazzi hanno fatto bravate, ma aggressioni così violente no. So che gestire un figlio maschio non è facile, soprattutto in questa città, ma si deve lottare per seguire gli esempi positivi, per far venire fuori il buono dai nostri figli». Dopo quei due minuti di violenza folle i teppisti si sono volatilizzati, erano già scomparsi quando, pochi minuti dopo, sono arrivati la polizia e un’ambulanza. Erano rimasti un ristorante a soqquadro, il titolare col naso rotto e i tre inglesi che, ancora terrorizzati e per di più mortificati, hanno ringraziato mille volte e altrettante si sono scusati, loro, per il disagio che involontariamente avevano procurato alla pizzeria.
fonte: ilmattino
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