Tre feriti, due agguati di ultrà juventini sventati dalla polizia e un tifoso dei bianconeri denunciato dalla questura. Ma nel bilancio ufficiale degli scontri avvenuti prima e dopo Juventus-Napoli – in una giornata che con il passare delle ore prende sempre più la dimensione di un’autentica caccia al tifoso azzurro da parte degli ultà juventini – sfuggono una serie di episodi di violenza che molti sostenitori della squadra azzurra hanno raccontato al ritorno in Campania. Tra tutte la più drammatica è quella del presidente del club Napoli di Meta di Sorrento, Rosario Savarese. «Siamo stati tranquilli fino alle 18, abbiamo trascorso il pomeriggio in un supermercato nei pressi dello stadio. Poi appena ci siamo avvicinati ai varchi siamo stati aggrediti da alcuni tifosi della Juve che avevano il volto coperto dalle sciarpe e che ci insultavano». Il gruppo di tifosi azzurri è stato preso d’assalto – secondo il racconto – a colpi di bottiglie, calci e pugni. E gli assalitori avrebbero malmenato anche tre bambini: «Delle scene terribili – spiega ancora Savarese – È stata un’aggressione subdola, contro delle famiglie che andavano allo stadio in tutta tranquillità. Ho visto un bambino ferito al naso, con il sangue sul volto. Poi altri mi hanno raccontato di altri due piccoli che ha perso alcuni denti. E noi eravamo da soli». Un altro supporter, Giovanni A., parla di un portatore di handicap a cui hanno rotto un dente e gli occhiali.
Le ore che hanno preceduto la sfida allo Juventus Stadium sono state assai concitate: verso le 17, un’altra aggressione. Questa volta è un gruppo di militari, napoletani d’origine, ad essere picchiati: ad avere la peggio è un 22enne che ha riportato la frattura del setto nasale. Venti giorni la prognosi. Poco dopo, verso le 18, un’altra aggressione a un gruppetto di napoletani: questa volta, però, gli uomini della Digos riescono a mettere in fuga gli aggressori. Poco dopo ne hanno fermato uno, un 31enne con alcuni precedenti: il tifoso azzurro aggredito non ha saputo riconoscerlo e per questo è scattata solo la denuncia. Durante la gara cori e striscioni contro Napoli e i napoletani che il giudice sportivo ieri ha deciso di non sanzionare, provocando l’ira dei tifosi sul web.
Il peggio deve però ancora avvenire: sono da poco passate le 23 quando i 700 sostenitori degli azzurri che occupano il settore ospite vengono lentamente accompagnati nell’area di pre-filtraggio dove sostano i bus. Il commando, scatta come una molla alla fine della partita. Oggetti lanciati, insulti, l’esplosione di qualche petardo, il rischio serio di un contatto fra le due tifoserie, tenuti distanti per tutto il giorno da polizia e carabinieri. Dopo il primo assalto sventato, il gruppo di juventini è tornato nuovamente alla carica, ma il cordone di poliziotti ha scongiurato lo scontro. Alla fine, il bilancio: una decina di contusi tra gli agenti e dieci minuti ad alta tensione che chiude un giorno lunghissimo.
Gli scontri all’autogrill. Sono ventidue i tifosi del Milan denunciati dalla Digos per gli scontri avvenuti domenica all’area di servizio Cantagallo, sulla A1, con un gruppo di sostenitori del Napoli. I primi rientravano da Catania, gli altri si dirigevano verso Torino. Uno dei partenopei, un uomo di 37 anni, è stato accoltellato a una coscia e a una mano, finendo all’ospedale Maggiore con una prognosi di 12 giorni. I denunciati – fa sapere la Digos – sono 21 uomini e una donna, appartenenti al gruppo di ultras «Curva sud» della tifoseria milanista. Sono accusati, a vario titolo, di lesioni personali aggravate, porto ingiustificati di armi e oggetti atti a offendere, accensioni pericolose e danneggiamento aggravato.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti un gruppo di rossoneri avrebbe affrontato i campani con spranghe, bastoni e coltelli, lanciando anche un fumogeno all’interno del loro pullman e causando parecchi danni. Durante il contatto ci sono stati anche il ferimento di uno dei napoletani, colpito da una coltellata, e altri cinque contusi nella stessa tifoseria. Dopo il fatto i pullman dei milanisti sono ripartiti, ma poco più tardi sono stati rintracciati all’area di servizio Secchia, nel Modenese.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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