Soldati in prima linea. La base di Bala Boluk è il nostro ultimo avamposto nel sud dell’area di competenza italiana, in Afghanistan. Fob Tobruk è adagiata nel nulla del deserto afgano, tra sabbia e sassi. Rischiano la vita ogni giorno i militari italiani anche perché più volte fob Tobruk è stata fatta oggetto di attacchi da parte degli insurgents e il pericolo di ordigni improvvisati per le pattuglie dei militari del contingente italiano è elevato. A 5.000 chilometri dall’Italia la lontananza da casa e dalla famiglia si fa sentire. Quattro soldati, tifosi del Napoli, hanno pensato, per accorciare le distanze, di fondare a Bala Boluk un club dedicato alla squadra partenopea.
La tenda dove dormono è stata eletta a sede ufficiale. Sulla porta di legno c’è il logo del Napoli. Dall’Italia hanno portato le sciarpe e un poster di Cavani. Ma il portafortuna dal quale, per scaramanzia, non si separano mai è un asinello di plastica con un fiocchetto celeste. Un “ciucciariello” che viene da Napoli e che, oltre a rappresentare il simbolo della loro squadra, ha anche una funzione affettiva. Si sono convinti che quel piccolo asinello abbia il potere di proteggerli durante i loro sei lunghi mesi di missione. L’idea di fondare il club è venuta al caporal maggiore scelto Vittorio De Rosa, 30 anni, di Mugnano, che ha alle spalle quattro missioni in Afghanistan. A lui si sono uniti il caporal maggiore scelto Costantino Autiero, 27 anni, di Napoli, anche lui per la quarta volta in Afghanistan; il sergente Gennaro Di Gioia, 34 anni, di Torre del Greco, che con le sette missioni tra Bosnia, Kosovo, Iraq, Libano e Afghanistan, è il veterano del gruppo e il 1° caporal maggiore Alessandro Cocchi, 31 anni, cinque missioni all’attivo tra Iraq, Libano e Afghanistan, che, sebbene sia di Viterbo, tifa Napoli. Fanno parte del team Raven e provengono tutti dal 41° reggimento Cordenons di Sora. Lavorano ogni giorno spalla a spalla con gli alpini della 108^ compagnia del 9° reggimento alpini de L’Aquila, guidata dal capitano Gianluca D’Amico, dislocata proprio a Bala Boluk. Grazie al loro Raven, un piccolo aereo manovrato a distanza, si occupano di ricognizione e acquisizione di informazioni a protezione della base e delle truppe. «Non ci perdiamo una partita del Napoli compatibilmente con gli impegni lavorativi. Certo l’Afghanistan non è lo stadio San Paolo ma tifare tutti insieme ci fa sentire meno la lontananza da casa».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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