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Adriano Grava racconta suo figlio Gianluca: “Napoli è la vita”

«A trentaquattro anni io decisi di smettere perché non trovavo più stimoli, ero alla Juve Stabia e non mi divertivo più. Ma capisco Gianluca che ne ha trentacinque. Lui ha fatto il percorso inverso rispetto al mio: dalla C1 fino alla serie A, alla Champions, alla vittoria della Coppa Italia ed ora per la finale di Supecoppa persino in Cina, un paese che io ho visto soltanto in tv»
Chi parla è Adriano Grava,  papà di Gianluca, originario di Vittorio Veneto, una carriera da difensore alle spalle più che dignitosa: promozione in B con la Nocerina, in C2 con Casertana e Juve Stabia. «L’ho sentito prima della partenza verso Pechino, era su di giri, e mi ha anche preso in giro: tu trasferte simili te le sognavi, dopo la Coppa Italia proveremo a vincere anche la Supercoppa, mi ha detto. Difficilmente giocherà, ma si sente così coinvolto nel progetto Napoli che quando ne parla gli brillano gli occhi», confessa Grava senior che a 19 anni lasciò il Padova per trasferirsi a Caserta ( «neanche sapevo dove fossi» ) dove ha messo su famiglia e dove risiede.

 GLI INIZI  – Fu lui ad avviare il figlio al calcio. «Allenavo la juniores della Casertana, e vedevo che aveva le qualità per emergere e giocare da centrale di difesa. Ma per non essere tacciato di favoritismo lo feci giocare soltanto tre partite, per giunta da esterno per togliergli responsabilità. Poi fu Tobia a lanciarlo in prima squadra. E da difensore. Rispetto al padre, però, non aveva abbastanza fisico e centimetri. Eppure sopperiva con una grinta fuori del consueto. Si è fatto da solo, però. Io mi sono limitato a dargli qualche consiglio. Un solo grande difetto: ha accettato sempre tutto quello che gli veniva proposto e si è legato affettivamente nelle società in cui ha giocato. Poteva arrivare in A molto prima, l’avevano cercato Udinese e Fiorentina, ma lui volle restare a Terni».

 

 LA PASSIONE  – Adriano Grava racconta la passione sportiva del figlio: «Fin da piccolo ha tenuto per il Napoli. L’avrò portato al San Paolo qualche volta, ma lui ha sempre tifato per i colori azzurri. Non posso mai dimenticare quando ha lasciato Catanzaro. Si è accontentato di uno stipendio irrisorio pur di approdare a Castelvolturno. Ed ha rinunciato ad alcune mensilità arretrate in Calabria. Non vi racconto, poi, cosa è successo questa estate. A Gianluca, il Napoli aveva proposto un ruolo dirigenziale. Ma lui non voleva e non voleva. Si sentiva di poter dare ancora qualcosa da calciatore. E contava sulla stima di Mazzarri. Per la verità, tutti gli allenatori che ha avuto stravedevano per lui. Quando la squadra è partita per il ritiro e lui è rimasto a casa perchè senza contratto, a momenti piangeva. L’abbiamo dovuto sostenere tanto in quei giorni».  Come in una bella favola, arriva il lieto fine: «Poi, una mattina lo chiama il presidente De Laurentiis, gli offre un altro anno di contratto e lui fa salti di gioia. Il giorno dopo raggiunge i compagni in ritiro. E prima di partire mi disse: papà, farò di tutto per dare mano al Napoli, fosse pure per aiutare un giovane ad inserirsi».

 

 L’ESCALATION – Dalla C1, in Oriente. Dal Lanciano, alla Juve per la Supercoppa Italiana. Gianluca Grava è l’unico superstite di quel gruppo che faticosamente abbandonò l’inferno della C1 per arrivare fino alla Champions in otto stagioni. Con la maglia del Napoli, il tamburino di San Prisco ha collezionato 155 presenze in tutto, oltre ad otto nelle Competizioni Europee tra cui l’ingresso in campo a Villareal per il passaggio del girone di Champions. «A mio figlio manca una sola cosa ora dopo che i compagni gli hanno permesso di alzare al cielo la Coppa Italia, manca quel triangolino tricolore sulla maglia e chissà che non si realizzi anche quello» , confessa papà Adriano che per non emozionarsi non si reca mai al San Paolo, preferisce la tv.  Ma Grava senior ci tiene a sottolineare un momento della carriera del figlio: «Pochi calciatori in Italia hanno ricevuto quello che ha ottenuto Gianluca: quando si fece male, uno stadio intero gli stette vicino, per non parlare della società, dei compagni e dell’allenatore. Essere così benvoluti non ha prezzo. E vedrete che Gianluca si renderà utile alla causa anche quest’anno. Avessi avuto io la sua tenacia e la sua voglia di ripartire sempre con nuovi stimoli…».

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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